Archivi categoria: 2012

25-26 agosto 2012 – GPAQ

Finalmente è arrivato il tanto atteso GPAQ!
L’acronimo sta per Gay Pride in Alta Quota, evento storico dei Babbaluci fin dal 2007.
Perchè Gay Pride? Non c’è un motivo vero e proprio, se non quello scaturito dalla fantasia di Jestercap appunto nel 2007 quando, cercando un nome da dare a questa due giorni in montagna, lui lo propose in quanto eravamo tutti maschi ed avremmo dormito insieme.
Dato che noi alle tradizioni ci teniamo ci siamo tenuti anche questo nome sia in onore di Jestercap sia perchè la prima edizione fu davvero strepitosa.
Qualche defezione l’abbiamo avuta, anche questa volta; all’appuntamento sulla Roma – L’Aquila eravamo: Freeblue, Simpleflower, MrSergio, Marmar ed io, Ulysse. Mancava Jean, con suo e nostro dispiacere.
L’appuntamento era per le sette; facciamo colazione ed alle sette e venti siamo già in marcia. Pochissimi chilometri di autostrada per poi infilarci sulla Tiburtina.
Il ritmo è tranquillo ma non scadente; Simpleflower dimostra di saper stare al passo e così affrontiamo i Colli di Monte Bove in scioltezza; ci fermiamo al valico per le foto e qui Simpleflower si fa prendere dagli scrupoli: “vi rallento troppo… troppe curve… forse faccio meglio a tornare indietro…” Tornare indietro? Non è una pratica conosciuta ai Babbaluci; la convinciamo, diamo consigli su come affrontare il lungo percorso e ripartiamo. Non so, non sappiamo cosa sia successo, ma dopo qualche curva la donzella sfoggia uno stile di guida formidabile!
Facciamo strada, rapidamente ci troviamo al nostro solito bar di quando passiamo da queste parti, con magnifica vista sul Velino. Altra capatina al bar, formiamo il fondo cassa comune e dopo le solite cazzate andiamo a prendere l’autostrada, di nuovo e di nuovo per una manciatina di chilometri che però ci faranno guadagnare tempo prezioso evitandoci gli affollati centri urbani lungo la via normale.
Di nuovo la Tiburtina; appena accenniamo a salire sulla nostra variante ecco che un motociclista intutato ci affianca: tuta rossa e nera, moto nera, un vero diavolo! Mi faccio da parte e con il piede gli indico che gli lascio strada libera, passa e scompare. Ce lo troviamo poi fermo dietro una curva, dopo pochi chilometri, intento a filmare il nostro passaggio; salutiamo e proseguiamo ed eccolo di nuovo! Ma che cazzo vuole questo? Apro il casco: ahò, ma se conoscemo? Lui ride e sbotta: ahò, sò Drago! Mavaff…
Ci fermiamo, questa volta è Marmar ad aver preceduto il gruppo e, anche lui fermo dietro una curva, intento a riprenderci; gli roviniamo la scena, non sapendo delle sue intenzioni e fermandoci per salutare Drago.
Veramente all’inizio, visto che nessuno l’aveva riconosciuto e che Marmar non l’aveva mai visto di persona, insceniamo una lite al che MrSergio, arrivato in quel momento, si precipita a lasciare la moto e correre verso di noi per partecipare alla rissa. Tolti i caschi il misterioso motociclista prende sembianze conosciute e tutti ridiamo.
Di nuovo in moto, seguendo una strada non usuale per i motociclisti, ma molto molto bella; arriviamo dopo una lunga galoppata a Barrea, dove Pannocchietta ed il suo babbo ci attendono lungo la via, in mountain bike.
CI fermiamo, ci spogliamo -fa veramente caldo- e prendiamo un rinfresco seduti ai tavoli del chiosco, all’ombra. Passiamo una piacevolissima mezz’ora poi salutiamo i due bikers ed anche Drago, che riprende la strada di casa. Certo è matto non poco per farsi una sgroppata del genere per poter guidare e sparare cazzate insieme a noi per così poco tempo ma lo capisco, anche io con questa compagnia così piacevole avrei fatto lo stesso.
Ripartiamo, ci aspetta un lungo tratto per arrivare alla sosta spuntino; curva dopo curva divoriamo la strada: il ritmo è buono anche se non ai nostri usuali livelli. Guido il gruppo senza perdere di vista Simpleflower, che si sta comportando benissimo; anzichè rallentare nei tratti più rilassati per farle riprendere fiato, aumento un pochino la velocità così che non abbia tempo di accusare la stanchezza. In simili frangenti è meglio battere il ferro quando è caldo, non si deconcentrerà ed la sosta spuntino sarà abbastanza lunga da consentirle un recupero.
Arriviamo, finalmente. Simpleflower ferma la moto di botto, scende e si sdraia in terra, esausta… Sono le quattordici, siamo in perfetto orario.
Il nostro ristoro è aperto e praticamente siamo padroni della situazione: quando prendiamo posto non c’è nessuno ai tavoli, tavoli all’ombra di un rustico pergolato.
Arrivano i taglieri con porchetta, prosciutto, lonza, salsicce, formaggi ed un pane-pizza fantastico. Ovviamente le bottiglie di acqua non si contano; alla fine anche qualche cremino gelato e qualche caffè.
Siamo sazi e riposati, indugiamo più del previsto ma quando si parte presto e si rispettano le tempistiche è una cosa che ci si può permettere senza rimorsi di coscienza.
Paghiamo il conto, veramente esiguo, e riprendiamo la via; ora ci aspetta un lungo tragitto tutte curve ma il fondo stradale non è buono come lo è stato finora. Non ci fa certo timore, adeguiamo la velocità, soprattutto ammiriamo gli splendidi panorami che ci scorrono intorno e la nostra successiva boa arriva in men che non si dica. Una fonte, dove preleviamo acqua nelle taniche flosce e nei recipienti che ci siamo portati dietro, per far fronte alle esigenze del nostro campo. Ci dissetiamo, ovviamente, con quell’acqua fredda e pura.
Salutiamo, ripartendo, un gruppo di ragazzini in gita e ci avviamo per il tratto finale; pochi chilometri, oramai siamo arrivati ed infatti ecco che si apre la *nostra* radura. Ci fermiamo, valutiamo la situazione, scarichiamo i bagagli e MrSergio con Marmar ripartono alla volta del vicino paese per acquistare la materia prima per la nostra cena. Noi intanto cerchiamo il posto migliore per piantare le tende e lo troviamo in una radura oltre gli alberi, circoscritta a sua volta da alberi e siepi, un posto ideale. Sistemiamo le moto, montiamo le tende; prepariamo con le pietre il sito per il focherello che ci produrrà la brace; montiamo anche un trespolo per appendere la lanterna e i due sono già di ritorno. Si cambiano d’abito anche loro, Freeblue si trasforma in fochista e prodotta una bella brace si accinge a preparare le bruschette.
Maa… cos’è quel lampeggiante che va avanti e indietro lungo la strada? Probabilmente Forze dell’Ordine che hanno visto il nostro fuocherello e vorrebbero saperne di più, pensiamo; se è così non tarderanno a farci visita. Continuiamo i nostri lavori e loro continuano a fare avanti e indietro finchè si fermano ed i lampeggianti diventano due! E’ chiaro che ce l’hanno con noi, anche perchè oltre a noi non c’è nessun altro ed allora decidiamo di prendere la cosa di petto, dichiarandoci. Freeblue e Simpleflower si avviano verso le macchine e, spiegato che siamo in gita con le moto e stiamo facendo un bivacco per la notte, sia i Carabinieri che la Municipale si tranquillizzano e dopo averci raccomandato prudenza massima con la brace se ne vanno tranquilli. E così siamo più tranquilli anche noi.
La cena prosegue allegra, sostanziosa: salsicce, lombate di maiale, due fettone di mortadella alla brace, bruschette, birra, coca cola, acqua…
Il povero MrSergio si era fatto anche un doppio viaggio per andare a prendere ulteriori bottiglie di acqua ma alla fine un paio ne sono avanzate.
Oramai è buio, non fa freddissimo ma c’è umidità; parliamo, volano cazzate ed alla fine ci separiamo: tutti in tenda.
La notte passa tranquilla, non c’è un rumore! Alle sei sono già fuori della tenda, preceduto da MrSergio. Visto che gli altri continuano a pisolare, ci facciamo una lunga e benefica passeggiata nei boschi, individuando anche il percorso migliore per ritornare sull’asfalto. Torniamo al campo, ancora tutti dentro le tende ed allora iniziamo a parlare forte per svegliarli; nel frattempo riattiviamo un fuocherello mite e prepariamo un bel caffè alla brace, con la macchinetta, il caffè e lo zucchero portati da MrSergio. Forse è l’aroma do cafè ma in breve sono tutti fuori. Per Simpleflower invece scaldiamo una cuccumella di acqua con la quale si può preparare una gustosa camomilla … mmmmmh, beata lei!
Iniziamo a smontare il campo, con molta calma le cose riprendono posto negli zaini e nelle borse; ci rivestiamo con gli indumenti da moto e percorriamo il sentiero che con un tratto finale di fuoristrada ci porterà sull’asfalto.
Raggiungiamo il paese, sosta per una colazione più sostanziosa e ripartiamo; oggi il percorso è meno faticoso, per nostra scelta; comunque è sempre pieno di curve ed attraversiamo posti incantevoli; saliamo lungo in costoni delle montagne, passiamo nella splendida Gola di San Venanzio ed alla fine, senza interruzione nel susseguirsi di curve ci ritroviamo alla solita piazzetta di Magliano de Marsi.
Bar, panini, piadine, gelati, bevande e passiamo un’oretta abbondate. Da Roma riceviamo notizie di violenti nubifragi ma il cielo ce lo stava già annunciando per cui, senza indugio, preferiamo partire subito e farci un’oretta di autostrada per arrivare velocemente a Roma. Solo che poco dopo aver imboccato l’autostrada la pioggia che era iniziata a cadere si trasforma in grandine; un turbinio di acqua e vento impedisce di vedere oltre il manubrio della moto e le auto sono addirittura ferme sulla corsia di emergenza. Proviamo a fermarci ma riparto subito; ho paura di stare fermo in quella bolgia, già con il sole ti falciano se sei fermo sulla corsia di emergenza, figuriamoci con questa visibilità praticamente nulla.
Avanzo con una velocità fra i 40 ed i 60 all’ora, tenendomi non troppo a ridosso della corsia di emergenza poichè qualche imbecille magari è fermo a luci spente e senza le frecce di emergenza: infatti…
Dopo una trentina di km ell’uscita di una galleria improvvisamente c’è il sole; decido di continuare a quell’andatura per aspettar gli altri ed infatti poco dopo arrivano; procediamo senza soste, fradici, fino all’ultima area di servizio prima del casello, dove ci fermiamo per finire di asciugarci e per salutarci.
Sosta lunghina, in verità non ho nessuna voglia di ripartire e lasciare i miei amici ma alla fine mi forzo e sono il primo a salutare la compagnia. Mi restano circa ottanta chilometri da percorrere prima di arrivare a casa e li impiego facendomi ripassare nella mente tutti i momenti belli e le cazzate che abbiamo detto e fatto in questa due giorni. Ovviamente e come sempre c’è il dispiacere per chi non ha potuto partecipare ma questa è anche una molla che ci invoglia a ripetere gli eventi.
Che dire? Proviamo a riassumere con poche parole questo fine settimana molto intenso: moto, curve, montagna, paesaggi, mangiare, bivacco… certo, nulla di eccezionale in fin dei conti ma ad amalgamare tutto questo c’è l’amicizia che contraddistingue il nostro gruppo e di conseguenza quelle che dovrebbero essere semplici gite in moto ma sono invece qualcosa di molto più coinvolgente.
Ah, dimenticavo: benzina a parte questo fine settimana ci è costato la bellezza di 30 euro a testa, per le colazioni, le soste ai bar, due pranzi ed una cena.
Dovremmo limitare le spese e fare qualche taglio…

Alla prossima, BabbAmici!

28-29 luglio 2012 – Abruzzo

Dopo aver riempito una decina di pagine nel forum, per lo più di cazzate varie, l’argomento *due giorni in Abruzzo* finalmente si concretizza.
Sabato mattina ci incontriamo alla stazione di servizio sulla Roma – L’Aquila, la solita: Murdok, MrSergio e Francesca, io -Ulysse- e Lucilla.
Dopo la colazione e dopo aver perso un pò di tempo in chiacchiere ci avviamo; una ventina di chilometri ed usciamo dall’autostrada, a Vicovaro.
Si prosegue sulla Tiburtina, la proposta di MrSergio è di percorrere la Sublacense fino a Subiaco, appunto, ma dato che io sono solito calare un carico a mia  volta propongo di raggiungere Subiaco con una strada alternativa. Detto, fatto! Ci regaliamo anche una salita a Cervara, il comune più alto del Lazio, per ammirare la vallata ed i paesini incastonati sui monti circostanti.
Dopo la sosta riprendiamo la strada che ci porta a Subiaco e da qui, attraversanto il caotico centro urbano, saliamo a Jenne. Strada percorsa mille volte ma sempre piacevole, sia dal punto di vista motociclistico che paesaggistico.
A Trevi facciamo una sosta panino, seduti all’ombra degli ombrelloni di un bar-alimentari. Ce la stiamo prendendo comoda, avremmo appuntamento con i Pallini, Yamarero e compagnia bella al più tardi alle tredici e trenta a Fonte Vetica.
Ripartiamo. Il passo è buono senza però strafare e la strada, divertente e curvosa, ci porta fino a Capistrello; qui il famigerato navigatore di MrSergio si produce in una performance di tutto rispetto facendoci arrivare al casello di Avezzano con un arabesco che farebbe venire il mal di testa ad una mosca! Cose che capitano, ci ridiamo sopra non senza averlo adeguatamente per il culo. MrSergio incassa ed abbozza, sa bene quali sono le regole e le tendenze del gruppo… Arrivati al casello Murdok ci saluta, prendendo a malincuore la via di casa. La cosa dispiace non poco anche a noi, ma la famiglia ha ovviamente la priorità.
Non abbiamo più tempo per seguire l’itinerario originale ed allora invece di farci il piccolo tratto di A25 previsto allunghiamo fino a Popoli, una trentina di chilometri in più di autostrada. Risparmiamo solo dieci chilometri ma recuperiamo una quarantina di minuti. Usciti dalla A25 imbocchiamo prima la SS17 e successivamente la SS17 bis; la strada è un toboga tutto in salita ed rapidamente ci porta a Fonte Vetica; sono le quattordici, solo mezz’ora di ritardo ed ovviamente ora sono io ad essere preso per il culo da Yamanero & co. Incasso ed abbozzo, come è giusto.
Da Mucciante c’è il solito caos, il solito vento, il solito sole cocente; dai barbecue si innalzano segnali di fumo con le quali le piccole tribù di amici e familiari comunicano l’una con l’altra: “c’ho fame”… “pure io”… “io deppiù”.
Noi preferiamo dei panini con prosciutto, salame e surplus di formaggio, comunque non meno gustosi dei soliti arrosticini. Ci lessiamo un pò al sole dato che ai tavoli non c’è un filo di ombra manco a pagarlo oro; le bevande si scaldano subito ed infatti io bevo acqua, odiando birra, vino e bibite varie se non ghiacciate.
Rifocillarsi tutto sommato non ci porta via molto tempo; ci facciamo un giro per le misere bancarelle piene di cineserie varie che pure ci attraggono ma solo se perfettamente inutili, veramente originali ed orrendamente kitsch.
Nel frattempo Yamanero ed Enzo, con le rispettive moto e compagne, prendono la strada del B&B per un riposo non so quanto meritato!
Noi quattro, in compagnia dei Pallinidi e per par condicio degli Istrioidi, accompagniamo MrSergio e Francesca al campeggio, davvero poco distante dal nostro B&B; vogliono fare l’esperienza della tenda + moto e così li aiutiamo (aiutiamo?) a montare la tenda, come si può immaginare fra mille cazzate; l’avesse montata da solo avrebbe fatto in due minuti…
Ci accomiatiamo dandoci appuntamento a più tardi per un aperitivo e la conseguente cena. Nel frattempo Pallina è in contatto con Piero850 che sta arrivando da Bologna e che si unirà a noi per passare la serata insieme.
Salutate le due Giovani Marmotte io, Lucilla, Hystrix e Pallina raggiungiamo il B&B dove abbiamo un appartamentino in comune. Doccia, con tutta calma, e poi si esce di nuovo per ritornare al campeggio; Yamanero, Patrizia, Enzo e Tiziana preferiscono restare al B&B per una cena casalinga.
Arriviamo al campeggio e troviamo MrSergio e Pannocchietta seduti al tavolo di legno fuori della trattoria, in pieno relax a sorseggiare l’uno una birra e l’altra un calice di rosso. Ovviamente ci adeguiamo subito, accomodandoci anche noi per assumere la giusta quantità di alcool pre cena. Ci tengo a dire che in questo siamo abbastanza moderati: quando siamo in viaggio nei vari spuntini e ristori non beviamo mai nulla di alcoolico e la sera, pur lasciandoci andare a libagioni più serie e sostanziose, non eccediamo mai il limite dle buon senso.
Dunque, mentre eravamo intenti a sorseggiare i nostri *svegliarini* arriva Piero850 con al seguito Luba; baci, abbracci, passiamo del tempo e poi finalmente tutti a tavola.
Conoscevo il posto ma non avevo mai avuto occasione di fermarmi a gustare la cucina, che si è rivelata una piacevolissima sorpresa: gente simpatica, cordiale e disponibile; cucina di tutto rispetto, risultato di un degno lavoro di una ragazza bella e brava. La cena è stata dunque un successo sotto tutti i punti di vista, incluso il breve soggiorno alla cassa!
Abbiamo fatto tardi, due chiacchiere due fiori del ristorante e poi tutti a nanna per un meritato riposo.
La mattina dopo, dopo aver caricato i pochi bagagli, inutilmente aspettiamo Piero850 e Luba; Enzo scorrazza su e giù con la moto; Yamanero traffica con la sua GS ed il di lei antifurto; arrivano MrSergio e Pannocchietta e ci trovano intenti a chiacchierare nel giardino del B&B; conciliabolo e poi visto che il B&B aveva praticamente perso la seconda B andiamo alla ricerca di un bar; Enzo sparisce prima che l’ultimo di noi sia in sella, Yamanero non passa per quelle strade ed allora decidiamo di dirigerci a Castel del Monte, per la suddetta colazione ed il rifornimento, mentre i Pallinidi ci salutano e vanno alla ricerca di Pero850.
Portaportese alle 10 di mattia è un deserto in confronto alla piazza del paese: moto su moto, parcheggiate ovunqe, anche dove logica ed educazione non vorrebbero. A fatica faccio il pieno alla moto, a fatica riusciamo a trovare un tavolo libero e fare colazione. Partiamo, ovviamente con pretese di percorso molto meno ardite rispetto alle intenzioni pre partenza. Saliamo alla piana di Fonte Vetica, torniamo verso Campo Felice ma all’incrocio tiriamo dritto per Fonte Cerreto. Anche qui c’è un bel caos di moto e possiamo ammirare l’improvvisato zoo motociclistico che comprende comuni esemplari di deficienti domenicali: quello che ti inchioda davanti, quello che parte a razzo da bordo strada. Fra i deficienti anche dei zelanti *commissari di percorso* che, come tanti suricate, sono sull’attenti pronti ad indicare ad ogni motociclista che passa la direzione da prendere per la moto magnata di turno; peccato che noi non facciamo parte di codesta brigata e si sbracciano inutilmente… ma lo sapete che hanno inventato le pettorine per contrassegnare le pecore dello stesso gregge?!?
Proseguiamo, siamo sulla provinciale che ci porterà a Passo delle Capannelle, dove sosteremo per qualche foto ricordo. Riprendiamo la marcia, la discesa verso Antrodoco è spettacolare per tre quarti del tragitto; arriviamo nella predetta località che è giusto ora di farci uno spuntino: una pizzeria nella piazza è quanto di meglio ci possa essere: tavolo di fianco alle moto; quasi all’ombra, basta spostarlo di una trentina di centimetri; pizza, bevande a temperatura adeguata. Appena ci sistemiamo la pizzeria chiude e restiamo gli unici avventori. Antò, fa caldo… ma tanto! Sostiamo le moto all’ombra per non ustionarci il punto di contatto con la sella; qualche minuto e ripartiamo, direzione Rieti, Salaria, Roma. La strada è stranamente e piacevolmente deserta o quasi, andiamo spediti; ci gustiamo il fresco del lungo tunnel a Rieti e senza soste arriviamo all porte del GRA. Qui ci fermiamo per i saluti di rito, io e Lucilla abbiamo ancora cinquanta chilometri prima di arrivare a casa.
Anche questa gita è andata nel migliore dei modi: belle strade, guida divertente ed in sicurezza, bei posti, la compagnia di Murdok almeno per la mattinata del sabato; gli amici lontani che per forza di cose vediamo ogni tanto: Pallina, Hystrix, Yamanero, Patrizia, Enzo, Tiziana e gli ancora più rari Piero850 e Luba.
Motociclisticamente è stata una uscita senza troppe pretese, non abbiamo certo pianto per aver tagliato parte del percorso in quanto per forza di cose l’uno o l’altro tratto capitano sempre nei nostri giri; però è stato appagante per i bei posti che abbiamo attraversato ma soprattutto per aver passato del tempo in compagnia ed amicizia. Non solo il gruppo dei Babbaluci negli ha ha subito una sorta di selezione naturale per la verità con la perdita di pochissimi elementi, ma anche la mischia di coloro che marginalmente o in rare occasioni fanno parte del nostro gruppo ha subito una conformazione tale che quando ci incontriamo anche se è molto tempo che non ci vediamo sembra sempre che ci siamo salutati appena il giorno prima.
Grazie a tutti ed un pensiero a coloro che pur non avendo partecipato alla gita sono stati sempre nei nostri pensieri e nei nostri discorsi.

Alla prossima, Amici!

1-7 luglio 2012 – RDGA

Domenica 1 luglio.
Sono da poco passate le 5 del mattino quando io, Ulysse, e Sam ci incontriamo; senza toglierci neanche il casco e senza scendere dalle moto ci avviamo decisi verso il luogo dell’appuntamento con gli altri Babbaluci Romani: Freeblue e Murdok. Con loro l’appuntamento è alle 6 ma quando arriviamo, in anticipo ovviamente, Murdok è già lì, dalle 5! L’ansia per la partenza si era impossessata della sua anima e delle sue facoltà mentali…
Poco dopo arriva anche Freeblue, rapida colazione e si parte, l’avventura è ufficialmente iniziata.
Per Marmar è iniziata la sera precedente, partito da Palermo con il traghetto; l’appuntamento con lui è alle 18:30 presso un’area di servizio a Genova – Voltri, sulla A26.
Percorriamo velocemente ed in assenza di traffico la Roma – Firenze, fino a Valdichiana; qui imbocchiamo la Siena – Bettolle e ci fermiamo al primo distributore, luogo di incontro con Jack, proveniente da Fabriano.
L’appuntamento è per le 8:30, noi siamo li alle 8:15 e dopo pochi minuti ecco spuntare Jack, sincronismo perfetto!
Ripartiamo così qualche minuto prima dell’ora dell’appuntamento; se è importante non perdere tempo, guadagnarne lo è ancor di più…
Veloce passaggio sulla Siena – Bettolle, dunque, e giunti a Poggibonsi lasciamo le strade veloci per effettuare una piacevolissima diagonale verso nord ovest che ci porta fino a Borgo a Mozzano; ovvia sosta foto al Ponte della Maddalena, altrimenti detto Ponte del Diavolo. Si riprende il viaggio, passiamo per Castelnuovo in Garfagnana e deviamo per Isola Santa; qui evitiamo di salire al Passo del Vestito, percorrendo la più veloce ma altrettanto suggestiva -e curvosa- alternativa per Forte dei Marmi; entriamo nuovamente in autostrada al casello Versilia e ci dirigiamo a nord.
Una cinquantina di chilometri ed usciamo a Carrodano – Levanto: l’Aurelia ed il Passo del Bracco ci porteranno a fare la sosta pranzo all’Osteria Tagliamento, alle 14 in punto.
Siamo messi molto bene con l’orario e ci possiamo permettere una sosta abbastanza comoda; pasta al pesto, veramente speciale e scopo della fermata non casuale. Ci sono molte altre moto al parcheggio, come sempre in questo posto essendo l’Aurelia ed il passo del Bracco meta molto ambita dai motociclisti. Il pranzetto scorre piacevolmente, inframmezzato da chiacchiere con altri motociclisti; qualcuno si concede un caffè e poi si riparte; abbiamo tempo ed invece di riprendere l’autostrada a Deiva Marina scendiamo per l’Aurelia fino a Sestri Levante. Strada molto bella, ma dopo pochi chilometri noto che mancano un paio di moto, in coda… ci fermiamo ad aspettare all’ombra, poi passa una delle persone con la quale avevo parlato all’osteria, su uno scooter, e ci dice che la polizia ha fermato i nostri amici. Attendiamo ancora e ci meravigliamo un pò: stavamo procedendo a velocità molto al di sotto del limide del CdS e quando i due arrivano si svela l’arcano: i poliziotti, attratti dalla bellissima moto di Murdok, lo avevano fermato per vederla da vicino e soddisfare la loro curiosità. Meglio così.
Sestri Levante, si rientra in autostrada; percorriamo in scorrevolezza un pò di chilometri ma arrivati nei pressi di Genova c’è il blocco totale; con le moto si riesce a passare in una corsia centrale fra le due file di automobili ma dato che non tutti sono così intelligenti da lasciare libero questo spazio, a volte si deve fare un pò di gimkana e proprio in uno di questi passaggi l’automobile che mi precede si blocca di colpo e la struscio con la valigia laterale; nello sbandamento che segue urto il guard rail con il manubrio e si spezza il collare della pompa freno anteriore. L’auto non riporta nessun danno, solo una strusciatura di vernice e così, dopo che Freeblue mi ha sistemato con delle fascette il bracciale, possiamo ripartire. Nel delirio di auto che continua ad intasare l’autostrada sbagliamo una deviazione ed invece di essere sulla A26 cio ritroviamo sulla A7; poco male, più a nord troveremo la bretella per Alessandria ed i km supplementari sono veramente irrisori. Però Marmar, che ci ha avvisato di essere arrivato ed in attesa di sbarcare, ha appuntamento sulla A26 e così dopo esserci fermati alla prima area di servizio lo chiamiamo per comunicargli le coordinate del nuovo appuntamento.
Mentre sorseggiamo acqua minerale eccolo che arriva; anche in questo caso e nonostante l’incoveniente siamo in perfetto orario!
Si riparte quasi subito, per l’ultima sgroppata autostradale della giornata. Arriviamo ad Ivrea, in albergo, poco dopo le 20; ci presentiamo alla reception ma senza neanche scaricare il bagaglio e senza cambiarci ripartiamo per una pizzeria poco distante, prenotata telefonicamente da Freeblue, per la cena e per vederci la finale dell’Europeo fra Italia e Spagna.
Certo il risultato della partita, peraltro meritato, non ci ha portato fortuna… Dopo la cena rientriamo in albergo, fermandoci ad un distributore a fare il pieno per l’indomani; com’è, come non è, arrivato in albergo Jack si accorge di non avere più il portafoglio; soldi ce n’erano pochi perchè per fortuna li teneva separati ma c’erano dentro le carte, la patente, la carta d’identità… Minchia, che guaio!
Lui e qualcun altro si rifanno la strada a ritroso, ritornano in pizzeria, al distributore ma niente. Si bloccano le carte e si va a dormire.
Per oggi è abbastanza; chi è partito da Roma si è fatto più di 800 km, 14 ore in moto per le italiche strade; Jack, da Fabriano, ne ha fatti poco meno mentre Marmar si è fatto solo la tratta Genova – Ivrea, circa 180 km.
Domani si passerà il confine…

Lunedi 2 luglio.
La giornata inizia presto, prima delle 7 sono già alle prese con la mia moto: aperta l’officina mobile su di un tavolo in giardino ed aperte le varie borsette con i ricambi cerco e trovo una delle piccole piccola staffe in ergal che mi sono autocostruito per ovviare ad una eventuale, ma in questo caso reale, rottura di un bracciale pompa freno o frizione.
Tolte le fascette in plastica applicate il giorno prima da Freeblue sistemo la staffa in modo che il pezzo rotto si comprima fra questa ed il manubrio restando solidale con il resto del collare. Usando poi dei bulloni più lunghi per compensare il maggior spessore dovuto alla staffa, stringo il tutto e la riparazione è ultimata. Freeblue e Marmar aiutano, sistemando anche il retrovisore che si era allentato nell’urto.
Jack invece è disperato, in preda allo sconforto; vuole rientrare a casa per via dei documenti persi e noi facciamo di tutto per convincerlo a proseguire… Paghiamo il conto dell’albergo, ci avviamo verso il centro di Ivrea per fermarci al primo bar per la colazione; continua la nostra insistenza, continua la sua resistenza, ma alla fine cede lui. Si riparte, direzione Aosta percorrendo la SS26; da qui proseguiamo per Courmayeur e ci infiliamo nel tunnel… Comodo per un trasferimento veloce, ma ci costa ben 26 euri e 10 centesimi, ‘cciloro!
L’uscita dal traforo ci vede fuori dai nostri confini, in Francia. Ci fermiamo nell’ampio piazzale per ricongiungerci; qualche foto, le solite cazzate e si riparte, scendendo verso Chamonix. Da qui dobbiamo percorrere circa 90 km per arrivare ad Annecy, nostro way point per la sosta spuntino che prevede anche un rapido giro a piedi per i canali ed i vicoli del centro storico. Lo stomaco lo soddisfiamo a Le Brooklin, con hamburgher, patate, insalate, dolci etc; in genere nelle escursioni in moto preferiamo un panino al volo, ma in viaggio le giornate sono molto più lunghe ed una sosta pranzo più lunga è opportuna; comunque non facciamo certo pranzi luculliani e di certo non beviamo alcoolici; ripartiti da Le Brooklin raggiungiamo il centro e parcheggiamo le moto in un garage privato, custodito. Possiamo lasciare tutti i bagagli, anche i caschi assicurati alle moto e portando via la sola borsa da serbatoio. Il giretto ad Annecy è piacevole, acquistiamo anche delle spillette da applicare sulle giacche da moto ma ci dilunghiamo un pò troppo tanto che Marmar, il quale solitamente si dimentica dell’orologio, esclama un “minchia, ma sono quasi le sette!” Di corsa, si riprendono le moto e si paga l’amaro conto del posteggio, ben 2 euri e 40; si imbocca l’autostrada e dopo una deviazione che però ci porta via solo qualche chilometro, arriviamo a Thonon Les Bains, dove imbocchiamo la direzione di Vacheresse; la strada è proprio sulla Route Des Grandes Alpes; qui, però, troviamo un blocco che ci costringe ad una ulteriore deviazione ma riusciamo ad arrivare alla locanda in tempo per sistemare i bagagli, darci una cambiata e presentarci a cena in modo decente.
La cena, come il locale, è molto rustica e molto buona: antipasto di affettati vari, risotto ai funghi, tacchino in salsa, formaggi vari senza limite di quantità, dolce e, per chi lo gradisce, anche un liquore locale; l’intera bottiglia lasciata sul tavolo… ma la cosa più buona della serata è senz’altro la cameriera! Un Culo spettacolare, come se ne vedono pochi e due occhi (scusate il termine) splendidi; fra l’altro molto graziosa anche nei modi, simpatica e sorridente. Murdok l’aveva notata già prima di entrare, come la maggior parte di noi, ma lui in quel preciso momento ha coniato il tormentone che ci ha poi accompagnato per tutto il viaggio: “MA QUELLA?!”.
Cotti dalla stanchezza, dalle birre e dal liquore, dall’abbondante libagione, ci lasciamo andare sempre più raggiungendo limiti impensabili in situazioni normali, nella vita quotidiana; le cazzate fioccano e si ride a crepapelle; non è buona educazione ripetere qui, pubblicamente, ciò che si è sentito durante la serata ma potete facilmente immaginare qual’è stato l’argomento principale delle varie battute… si, proprio gli occhi della giovane cameriera.Cameriera che ad un certo punto è sparita; eravamo i soli nella piccola sala da pranzo e data l’ora tarda aveva evidentemente finito il proprio turno di lavoro; ad un certo punto appare quella che doveva essere la di lei madre… è comparsa silenziosamente, all’impovviso, materializzandosi accanto a Marmar il quale avvertita una umana presenza si è girato credendo di trovare il culo ed invece ha trovato un donnone scaruffato! Mariiiiia, che scantu! Comunque la signora, che ci aveva già accolto alla reception (il piccolo banco del bar) era molto simpatica e disponibile; ha scherzato un pò con noi e poi siamo andati finalmente a dormire.
Oggi abbiamo percorso circa 360 km, attraversando la splendida Val d’Aosta con i suoi panorami, i castelli, i vigneti a terrazza, la Dora, Courmayeur. poi il T1, tunnel del Monte Bianco. Abbiamo lambito Chamonix; poi la bella discesa verso Flumet, su una strada panoramica e tutte curve; abbiamo visitato Annecy, perla di rara bellezza con la sua antica prigione nel bel mezzo del canale principale, l’omonimo lago ed i pittoreschi canali e vicoli.
Giornata ricca, andiamo a letto contenti di averla vissuta e di averla conclusa con una degna cena, offuscata solo da IL CULO! Bonanotte…

Martedi 3 luglio
Ci alziamo in orario tutto sommato comodo, la colazione è per le 8:30. Fortunatamente non abbiamo nulla da sistemare sulle moto se non ingrassare le catene, a quelle che ce l’hanno.
Colazione servita dalla signora, e ho detto tutto! Piacevole comunque; si paga l’esiguo conto (50 euri a testa per pernotto, cena e che cena, e la colazione).
Si sistemano i bagagli e si parte che oramai sono le 9:30. Il blocco del giorno prima ci costringe a modificare un pò l’itinerario ma dato che siamo comunque in montagna e che qui le strade sono tutte belle, un percorso molto sinuoso ed appagante ci porta prima a svalicare le Col du Corbier, non previsto, e poi ad immetteci sulla RDGA senza aver perso nulla di significativo.
Inizia la lunga salita, non una percentuiale notevole ma costante, che conduce a Les Gets. Sosta a Taninges, per dissetarci e per acquistare pile di ricambio per le radio; si riparte, passate Cluses e Le Reposoir ci attende il Col de la Colombiere, dove facciamo sosta per le foto di rito. Di nuovo in sella, la strada pur ammirando i panorami scorre rapidamente: Le Grand Bonard, Saint Jean de Sixt ed infine il Col des Aravis, dove ci fermiamo per lo spuntino. Con disappunto e stupore vedo che Les Rhodos è completamente bruciato, distrutto! Ripieghiamo sulla brasserie di fronte, ottima comunque. Moto parcheggiate proprio di sotto alla terrazza dove sono sistemati i tavoli; arriva la cameriera (MA QUELLA?!) con i baffi ma molto molto carina ed “azzinnata”, come direbbe Paolo Stoppa, ed ordiniamo un piatto unico, tipico di questa zona: la plancha; è un piatto grande, rettangolare, con ricco assortimento… prosciutto, salumi, patè, patate, formaggi, insalata etc.
Naturalmente acqua minerale e/o Coca Cola. Finiamo di mangiare e torniamo al parcheggio, preparandoci per la ripartenza. Mentre sono indaffarato intorno alla mia moto Marmar mi chiama: abbiamo un problema da risolvere, problema serio! Penso ovviamente che è successo qualcosa alla sua moto ma quando mi avvicino mi dice che è la moto a fianco, una mastodontica Honda Pan-American di una coppia francese, ad avere la manopola del comando gas bloccata; si può dare gas, forzandola, ma ovviamente non ritorna ed è impossibile proseguire il viaggio. Apro l’officina mobile ed in 10 minuti sistemiamo l’inconveniente… la moto era stata trasportata su un carrello ed una delle cinghie che assicuravano la moto al carrello era stata tirata a morte; di conseguenza la manopola era andata a finire contro il comando luci ed anche il bilanciere, non si sa come, era stato tirato in dentro… Riposiziono il tutto, aiutato da Marmar e Freeblue ed incassati i mille ringraziamenti della coppia riprendiamo la nostra strada.
Notre Dame de Bellecombe, Hauteluce, Beaufort, Col de Meraillet con sosta per gustare una bibita rinfrescante sulla terrazza di un bar affacciata sul lago di Roselend. Foto, cazzate, coinvolgimento della cameriera, vivace e procace, e di nuovo in sella… Pochi chilometri ci portano ad una nuova sosta, per documentare il passaggio al Cormet de Roselend, ultimo colle della giornata.
Dopo il valico la strada prosegue immersa in un paesaggio incantevole, da fiaba, in un susseguirsi di curve senza fine; guidiamo in scioltezza, non abbiamo fretta in quanto siamo in perfetto orario; oggi ce la siamo presa comoda, la nostra destinazione è Seez, poco dopo Bourg Saint Maurice, dove fra l’altro ci fermiamo per fare il pieno. A Seez alloggiamo al Relais des Villards, l’unico posto in cui sosteremo due notti di seguito.
Arriviamo dunque al grande chalet, Murdok sbriga le formalità di presentazione ed io, che conosco il posto avendoci pernottato lo scorso anno, gli dico di farci aprire il cancello del grande giardino dove troveranno ricovero le nostre moto; altri clienti debbono spostare le loro, di moto, in quanto le hanno messe a cazzo di cane occupando tutto lo spazio disponibile, ma lo fanno di buon grado.
Raggiungiamo le camere, sistemiamo i bagagli, doccia e in poco tempo ci troviamo tutti attorno ad un tavolo all’aperto, per una bella birra in compagnia in attesa della cena. Ne approfittiamo per fare il punto della situazione, soprattutto per l’escursione al Monte Bianco che vorremmo effettuare l’indomani. Fra chiacchiere serie e le solite cazzate a profusione dove predomina l’esclamazione “MA QUELLA?!” soprattutto ll’indirizzo dell’ennesima cameriera degna di nota, arriva l’ora di cena. Ceniamo fuori, la serata è bella e nonostante le mosche si sta molto bene. Zuppa o crostini al pomodoro, una pasta tipo quadrucci ma molto più grandi condita con formaggio ed erbe, molto delicata; carne in salsa di semi di senape, insalata, dolce, caffè, ammazzacaffè, birre, birre, birre e qualche coca cola per gli analcolici del gruppo.
Concudiamo in maniera degna anche questa giornata: i chilometri sono stati circa 200, pochini ma suffcienti a farci gustare bei percorsi, colli, paesaggi, laghi, cascatelle, belle figliole; infine relax ed una bella cena in compagnia degli amici, che si può volere di più?

Mercoledi 4 luglio
Oggi non abbiamo nessun bagaglio da caricare in moto in quanto è giorno di escursione e questa sera dormiremo ancora nello stesso albergo.
Si parte non troppo presto, anche per dare modo a Marmar di riprendersi da una nottata insonne causa problemi al … retrofit!
Il nostro chalet è proprio su Route de Petit Saint Bernard ed una volta in sella iniziamo subito a salire per i tornanti che in breve ci porteranno al Colle: solo 26 chilometri ci separano dal confine con l’Italia.
La strada, anche se non troppo ben tenuta, è scorrevole e sgranelliamo i tornanti rapidamente, fermandoci poi ad un paio di km dal valico per fare foto ad una cascatella ed al paesaggio circostante. Poco dopo altra fermata, d’obbligo, al passo per le foto di rito e per vedere se possiamo comprare qualche altra cazzatella. Niente di che, solo qualche adesivo… si riparte, la discesa verso Champex è rapida, imbocchiamo la SS26 in direzione Aosta, percorsa in senso contrario qualche giorno prima, e saliamo poi verso il Col de Grand Saint Bernard. Man mano che si sale il paesaggio diventa lunare, selvaggio. Arriviamo al colle non tutti insieme in quanto io, Marmar e Freeblue ci siamo fermati a fare delle foto senza scendere dalle moto. Gli altri sono già li, parcheggiati davanti al laghetto prima del valico presidiato dalla Polizia di Frontiera.
Qualche foto e poi, con un pò di apprensione per Jack, in fila indiana passiamo il varco senza problemi. Ci fermiamo subito dopo, nei pressi dell’Ospizio. Altre foto, acquisti di spille, patch, magliette e si riparte per la splendida discesa nella valle d’Entremont in territorio svizzero, direzione Martigny; passato il lungo tratto di strada protetto dal para valanghe lasciamo la strada principale deviando per Champex, lago e paesino, perchè sapevo essere strada molto bella incassata in una valle da cartolina. Così è; ci fermiamo al lago, qualche foto e vorremmo anche mangiare qualcosa ma visto che una margherita costa circa 18 € preferiamo proseguire e sconfinare in Francia.
La nostra destinazione è Chamonix, ci arriviamo rapidamente e qui ci rifocilliamo presso un McDonald. Dobbiamo fare presto perchè rischiamo di perdere il trenino a cremagliera per il Mar de Glace; lasciamo le moto parcheggiate davanti al McDonald e a piedi raggiungiamo la stazione Chemin de Fer du Montenvers. Il treno parte dopo un quarto d’ora circa ed una volta in carrozza ci godiamo la salita verso il ghiacciaio, facendo foto all’interno del treno e dai finestrini; oltre a noi solo un altro piccolo gruppo di passeggeri, abbiamo la carrozza in esclusiva! Arriviamo al ghiacciaio dove sostiamo meno di un’ora, dato che quello che ci riporterà a valle sarà l’ultimo trenino della giornata. Esperienza interessante, comunque, perchè lo spettacolo è davvero impressionante per l’imponenza del ghiacciaio e la severità delle vette circostanti. Ritorno a valle un pò più sacrificato visto che l’ultimo treno è ovviamente affollato. Arrivati al parcheggio delle moto decidiamo di fare il traforo per accorciare i tempi del rientro, dato che si è fatto un pò tardino.
Da Camonix al traforo è un niente, non c’è neanche fila per passare la barriera e rapidamente ci troviamo in Italia, a Courmayueur. Altrettanto rapidamente raggiungiamo Pre Saint Didier dove inizia la salita al Piccolo San Bernardo, che percorriamo in senso contrario rispetto a quello effettuato la mattina; in solitaria perchè siamo gli unici a salire e non ricordo di aver visto altre moto a scendere, non sul tratto del passo vero e proprio; inoltre sono oramai le 19 passate e la luce è fantastica, le montagne sono di un rosso dorato incantevole. Rientro veloce, dunque, visto che da Chamonix abbiamo percorso solo 75 km per arrivare alla nostra locanda.
Anche oggi giornata molto appagante: belle strade, due colli importanti come il Piccolo ed il Gran San Bernardo di cui il primo percorso nei due sensi di marcia; panorami mozzafiato, la salita al Mar de Glace del Monte Bianco…  Il tutto in soli 320 km. Arrivati in albergo svolgiamo il solito rituale: doccia, abiti più che comodi, aperitivo e cena. Dopo il piatto di apertura, zuppa di legumi o altro, ci gustiamo una succulenta Tartiflette, piatto tipico dell’Alta Savoia: si tratta di uno sformato di patate cucinato in forno, con lardo, cipolle ed il formaggio locale, che ovviamente si fonde, denominato reblochin, dal sapore e dal profumo inconfondibili. Tutti tranne Marmar, per i noti problemi al retrofit… Le solite birre e le solite Coche per i “pupi” che non bevono alcoolici, dolce, liquore e la giornata si conclude in un crescendo di goliardia ed allegria, come è giusto che sia in queste situazioni.
Domani si sbaracca e dormiremo in un altro posto.

Giovedi 5 luglio
Lasciamo Seez ed il Relais des Villards, dopo la solita colazione e dopo aver sistemato i bagagli sulle moto.
Marmar non sta ancora benissimo e prima di lasciare Bourg Saint Maurice ci fermiamo presso la locale farmacia per procuraci qualcosa di efficace per il suo problema. Marmar assume subito delle pillole e ci mettiamo in marcia.
Dirigiamo verso la Val d’Isere, dove arriviamo dopo soli 35 km di marcia, smalteno un pò perchè non troviamo distributori lungo la strada… il navigatore ce ne segnalava un paio ma erano informazioni fasulle. Facciamo dunque il pieno (magari la benzina costasse così anche da noi…) e oramai sereni attraversiamo la valle, davvero un paradiso Terrestre, salendo verso il colle. Un paio di cartelli sono in contraddizione perchè uno dice che il colle è chiuso ed un altro dice che è aperto… un terzo recita che la chiusura è solo in ore notturne, per manutenzione. Oramai siamo qui, decidiamo di proseguire fin dove è possibile. A pochi km dalla vetta un ulteriore cartello, questa volta sincero, dice che c’è una frana dopo lo scollinamento e che di conseguenza la strada è sbarrata. Continuiamo, fortunatamente possiamo arrivare in vetta e fare almeno le foto sul passo. Diprendiamo la strada per ritornare a Bourg Saint Maurice, dove ci fermiamo per fare il punto della situazione: sono oramai le 12 passate, decidiamo di acquistare qualcosa al supermercato per fare uno spuntino veloce e ripartire al più presto mettendo in atto il piano B. Lo spuntino non è poi così veloce: ci infiliamo in un parco dove è possibile accedere con le moto fin dove ci sono dei tavoli con panche per i pic nic. Ci sistemiamo, prepariamo i panini con proscitto, mortadella e formaggio, mangiamo bevendo la solita acqua minerale e poi cazzariamo un pò come di consueto. Proprio li di fronte scorre un grazioso ruscello, c’è ombra offerta generosamente dai numerosi alberi circostanti ed è difficile rompere l’incantesimo. Alla fine saliamo in sella che sono le 14, direzione Col de la Madeleine. Questo colle non era previsto, ovviamente, ma siamo molto contenti di essere stati costretti a farlo: strada bellissima, un continuo susseguirsi di curve e tornanti, soliti panorami diversi fra loro ma tutti belli allo stesso modo. Sulla strada notiamo le scritte fresche fresche per il Tour de France, che passerà di qui fra non molto ed infatti la strada, non solo questa, è stata riasfaltata da pochissimo. Svalicato il colle proseguiamo per Saint Michel de Maurienne, dove ci ricongiungiamo con l’itinerario originale. Per arrivare qui dal Col de l’Iseran abbiamo percorso quasi 200 km di strade di montagna, contro i 75 dell’itineraio originale, più del doppio. 125 km in montagna non sono pochi ma un buon ritmo ci ha consentito di recuperare il tempo perso e fortunatamente abbiamo perso solo quello, senza aver dovuto rinunciare a nessuno dei colli previsti per la giornata odierna, anzi ce ne ritroviamo con uno in più… tutta salute!
Una volta tornati sulla retta via inanelliamo nell’ordine: col du Telegraph, Col du Galibier e Col du Lautaret dove siamo costretti ad indossare gli antipioggia per un improvviso temporale. Continuiamo su una strada di fondovalle, sinuosa, che ci conduce fino a Briancon; ha smesso di piovere, da un pezzo oramai, e saliamo rapidamente verso l’ultimo colle della giornata: il Col de l’Izoard. Se la salita offre un panorama incredibilmente suggestivo, la discesa dal Col de l’Izoard verso il successivo Col de la Platriere è uno spettacolo mozzafiato! Pinnacoli di roccia incastonati come diamanti lungo i pendii della Casse Deserte… uno di questi pinnacoli è un monumento in quanto sono poste due distinte targhe a memoria di Coppi e Bobet dove sono ritratti i loro profili e posti dei mazzi di fiori. Riesco a vedere il monumento per puro caso e di sfuggita, perchè ho l’abitudine di guardarmi sempre intorno, ma purtroppo non riesco a fermarmi per fotografare, data la posizione che ho assunto nel gruppo sarebbe rischioso fermarsi di colpo… Proseguiamo; la strada, mai noiosa, si infila nel Canyon de Queyras in un susseguirsi senza fine di curve veloci, rocce sporgenti sull’asfalto, torrente incazzoso che scorre accanto alla strada. Arrivati quasi alla fine del canyon dietro una curva, infilati in una piazzola a filo strada, ci sono dei personaggi accanto alle loro auto che evidentemente hanno appena concluso una discesa in rafting e si stanno cambiando, montrando le chiappe al vento. Passando mi attacco al clacson come a voler rimproverare la loro indecenza e loro mi urlano qualcosa… rido nel casco, a volte sono, siamo veramente deficienti ma è un bene, perchè ci si diverte con poco!
La bella strada è finita, siamo a Guillestre; la attraversiamo, passiamo anche Eygliers ed in breve ci infiliamo nel cortile-parcheggio del nostro Motel. Come al solito e come da sua incombenza Murdok sbriga la presentazione alla reception, prendiamo possesso delle camere, doccia, abiti civili, due chiacchiere e siamo a cena.
Il motel è discreto, tranquillo, con un bel parcheggio chiuso da un cancellone scorrevole ed un parco con sdraio, tavoli e sedie per il relax. Il ristorante è di quelli che da fuori non gli dai fiducia ma avendoci fatto sosta lo scorso anno sapevo di cosa si trattava. Cena luculliana: antipasto a buffet e la gentile, sensuale cameriera la quale non ha certo evitato il corale “MA QUELLA?!” ci ha specificato che potevamo andare al buffet quante volte lo avessimo desiderato. E già così si era consumata una cena degna, con tanto di biere a pression formato grande. A seguire entrecote con patate ed insalata, altro giro di birra, acque minerali, dolce… L’entrecote di Sam, come le nostre, era pepata per cui abbiamo chiesto a QUELLA di farne preparare un’altra in cucina. Nessun problema.
Andiamo a letto più che soddisfatti, fino ad oggi ci ha detto sempre bene, sia con i percorsi che con i pasti; il resto lo ha fatto il gruppo con la tenacia che lo distingue, ovviando ai vari problemi che si sono presentati; con l’amicizia profonda ed oramai fortemente radicata, con l’allegria di cui è capace. I km oggi sono stati circa 340, impegnativi sia per la natura del tracciato e dell’ambiente, sia per aver trovato la strada sbarrata ed essere stati costretti, ma non penalizzati, a cambiare percorso, sia per le non perfette condizioni fisiche di alcuni di noi.

Venerdi 6 luglio
Murdok si aggirava nel parcheggio già all’alba! Troviamo le catene pulite con l’apposito detergente ed ingrassate; ho il sospetto che, non avendo più nulla da fare, abbia ingrassato anche gli ingranaggi del cancello!!!
E sì che io e Freeblue siamo scesi abbastanza presto per caricare i bagagli, con molto anticipo sull’orario stabilito. Arrivano poi Marmar, Sam ed infine Jack lo sdocumentato.
Saldiamo il conto dopo aver fatto colazione: la notte, la cena come descritta (la doppia entrecote non era stata conteggiata) e la colazione ci sono costate solo 67 € a testa. Ripartiamo per fare solo qualche centianio di metri e ferrmarci al distributore per il pieno quotidiano. Anche qui, dato che non è bello tirare santioni perlomeno di prima mattina, tiro un sospiro di auto compassione: la superplus 98 ottani la paghiamo meno della eurosuper 95 ottani, la standard, da noi… Come dice il Marchese del Grillo: posso essè ancora un pò incazzato?”
Va bene, fatto il pieno si parte sul serio, lagiornata sarà molto lunga. A pochi chilometri dal nostro punto di partenza iniziamo a salire verso il Col du Vars; sosta al sommo della salita, foto e visitina al bar-ristoro-cianfrusaglie.
Troviamo degli adesivi molto carini e Sam acquista anche un oggetto per la sua collezione: un parallelepipedo di cristallo con incione laser interna, raffigurante una moto.
Riprendiamo la strada, la cosa si fa seria in quanto fra pochissimo inizieremo la lunga salita verso la Bonette. La giornata è soleggiata, luminosa e ciò nonostante a Vars avevamo indossato wind stopper sotto le giacche, buff e guanti pesanti perchè faceva già freschetto. Saliamo agevolmente, la strada è stata ovviamente riasfaltata ed in alcuni punti sembra anche più larga rispetto a quando l’ho fatta lo scorso anno, in solitaria; forse anceh perchè non c’è il muro di ghiaggio e neve a ricoprire la parete a monte che mi aveva accompagnato per un lungo tratto. Scomparse anche le buche e le crepe sull’asfalto, ma lo scorso anno lo feci una decina di giorni prima rispetto al periodo attuale; c’era anche fango sulla strada, a causa del disgelo che iniziava il suo lavoro. Meglio così, tanto di guadagnato in sicurezza. Arriviamo in cima, 2802 mt; non c’è tantissima gente e sicuramente le bici sono in gran numero. Facciamo le foto inquadrando anche la targa commemorativa e poco dopo scendiamo dal versante opposto, fermandoci intorno ai 2000 mt persso un vecchio presidio militare, per fare altre foto e toglierci lo strato termico; ora fa caldo, il sole cuoce con tutta la sua intensità. Cazzariamo un pò, il posto è gradevole ed il clima anche, ci fa piacere stare un pò fermi; poi il dovere ci chiama.
In sella, ci aspetta un bel tratto di strada da fare senza tentennamenti, per arrivare ad un’ora decente alla sosta spuntino evitando così di ritardare l’arrivo in albergo e crearci inutili disagi. A noi piace arrivare comodi, magari partiamo più presto rispetto ad altri, ma essere in albergo ad un orario che ci consente di fare una bella doccia, di sistemare le cose con calma,di  stare almeno un’ora tutti insieme in giardino o comunque seduti attorno ad un tavolo prendendo un aperitivo mentre si parla della tratta appena conclusa, del programma del giorno dopo e, perchè no, di rilassarci beatamente distesi sulla marea di cazzate che produciamo è una condizione propria del nostro gruppo ed oramai irrinunciabile se non per cause di forza maggiore.Ci fermiamo dunque a Saint Dalmas per il pranzo, posto conosciuto anche questo. pranziamo all’aperto, le moto bene in vista anche se qui, presi fra le montane, non ci sono davvero timori a rovinare la nostra tranquillità. Consumato il pasto lentamente ci rimettiamo in marcia, ora ci aspetta un pò di strada scorrevole che serpeggia in una bella vallata e poi l’icredibile, seppur con un modesto profilo altimetrico, ascesa al Col de Turini. I rettilinei su questo tracciato non sono stati contemplati in fase di progettazione: innumerevoli tornanti fanno da contorno ad una lunga serie di curve di tutti i tipi, rigorosamente tutte in salita. All’inizio suggestive pareti di rocce rosse accompagnano il nostro cammino, qualche tunnel molto rustico, con pietre a vista, e poi ci troviamo immersi in un fitto bosco dove la frescura ci da la necessaria energia per essere un pò aggressivi, per tirare con grinta l’asfalto sotto le ruote. Si cammina, ci siamo solo noi e sembra di non avere bagaglio al seguito. Tutti con le gomme nuove, montate subito prima della partenza, più o meno tutti arriviamo al colle coni riccioli a bordo gomma.
Foto sul colle; ci trasferiamo alla fontana che è dall’altra parte del grande piazzale. Acqua gelata, di fonte, nulla di più piacevole; ma si sa che le fontanelle sono anche fonte di gioco, scherzo specie per chi da bambino ne ha avute a disposizione tantissime, come nei quarieri del centro di Roma… ed eccco che esce fuori il bambimo, un pò deficiente in verità, che è in noi. E’ anceh un modo per rinfrescarci, senza dubbio, ma è più divertente di una semplice e tradizinoale sciacquettata. Ecco, ora che abbiamo soddisfatto anche la nostra non latente parte imbecille possiamo ripartire felici. Stanchi ma felici. La discesa verso Menton ci fa un pò venire la nausea per tutti quei tornanti a ripetizione, in effetti ci siamo saziati oltremisura e li affrontiamo un pò svogliatamente. Arriviamo alle porte di Menton, autostrada! Circa 135 km di questo infuocato nastro di asfalto per uscire a Varazze ed essere poi con pochi km di tornantini alla nostra pensione. Arriviamo, dopo aver fatto una sosta rifornimento e refrigerante in un’area di servizio, al nostro alberghetto immerso nella pineta alle 19 circa.
Superdoccione, sistemazione dei bagagli e lungo relax nel giardino dell’albergo, al fresco sotto gli alti pini. Aperitivo, ovviamente; chiacchiere, ovviamente ed ovviamente cazzate in produzione industriale, mentre Sam è impegnato a sguazzare nella piscina dell’albergo. La struttura è una tipica pensione anni 50 ed i clienti sono ottuagenari in cerca di frescura, in prevalenza donne anche a gruppetti; uno di questi gruppetti di simpatiche vecchiette ci aveva notato al nostro arrivo e mentre passavamo nel giardino per recarci alla reception commentavano ad alta voce: “Sò motociclisti… Si, si, sò tuuuutti motociclisti, che belli!”.
Poco prima di cena si spandeva nell’aere una musica da fiera di paese, brani facenti parte di una scaletta un pò disomogenea: dalla mazurka alla tecno passando per la Carrà e la Pausini.
Ceniamo: spaghetti al pesce spada con pomodorini ed olive, grandioso fritto misto di pesce, contorno e per la prima volta in questo viaggio beviamo vino: un gradevole Vermentino di Luni, fresco e frizzantino; gli analcolici vanno sempre ad acqua e/o coca, ovviamente.
Dopo cena, incitati dalla cameriera, decidiamo di andare a dare un’occhiata alla festa e mentre scendiamo il pensiero comune è che probabilmente troveremo solo simpatiche vecchiette, tanto che sentendo la cantante – presentatrice annunciare la waka waka Murdok commenta: “antro che waka waka, qui famo la wechia wechia!” Il rombo delle risate per un pò ha coperto i decibel degli amplificatori.
E invece, appena sbucati sul piazzale… E QUELLA?! E QUELLA?! E QUELLA?!… pieno di gioventù e di vie di mezzo, quasi tutte gradevoli e per giunta in abiti discinti o più che discinti. Comunque la nostra è solo una toccata e fuga, dopo un pò ritorniamo al nostro alberghetto, altre due chiacchiere e ce ne andiamo a dormire. Il tono generale è un pò calato, c’è in noi la consapevolezza che siamo giunti al termine dell’avventura. Domani si farà strada verso casa ma siamo altrettanto consapevoli di aver scritto un’altra importante pagina della nostra bella storia. Buonanotte.

Venerdi 6 luglio
La mattina facciamo rapidamente colazione, paghiamo il conto, anche qui in linea con il nostro standard, sistemiamo per l’ultima volta i bagagli sulle moto e partiamo.
Ci aspettano 230 km di autostrada, che divoriamo facendo una sosta rifornimento, percorsi i quali siamo alle porte di Pisa e possiamo prendere strade decisamente più divertenti; però era importante fare un pò di strada veloce per non allungare i tempi del rientro. Attraversiamo dunque la Toscana da nord a sud, seguendo una ipotetica linea parallela alla costa ma una cinquantina di km verso l’interno. Nomi noti scorrono sui cartelli stradali, passiamo sotto Volterra, a Castelnuovo di Cecina, a pochissimi km da San Galgano ed arrivati a Monticiano ci fermiamo per lo spuntino. Fa caldo, fa veramente caldo; ne avevamo avuto un assaggio il giorno prima appena imboccata l’autostrada a Menton, avvertendo tutto il contrasto con le temperature molto più fresche registrate sulle Alpi Francesi. Il caldo, unito alla stanchezza, fa desiderare a tutti di accorciare il percorso e così, dopo pranzo, dimentichiamo l’Amiata e puntiamo l’Aurelia il cui punto più vicino è Grosseto. Dopo pochi km Jack si separa, prendendo la strada per Fabriano. Noi scendiamo verso Grosseto sempre tenendo le moto più inclinate che dritte: la strada è piacevolissima e addirittura divertente quando imbocchiamo la SP19, tutta curve in discesa e con delle rampe veramente ripide che sembrano far scomparire la moto che ci precede!
Grosseto, la civiltà, il caldo ancora più caldo, il traffico tornato a livelli normali… ci fermiamo ad un distributore per il rabbocco. Prendiamo dell’acqua gelata al bar e mentre siamo seduti, svogliatamente, all’ombra a gustarci l’effimera frescura idrica si ferma un’auto con un giovane a bordo. Chiede a Marmar, seduto accanto a me: “Conosci Selva Nera?”. Marmar neanche risponde e punta l’indice verso di me, che dato il caldo e la non disponibilità dovuta allo status di fine viaggio ho ancora meno voglia di dare indicazioni. Il tizio ovviamente ripete a me la domanda: “Conosci Selva Nera?”. Risposta: ” di Selva Nera conosco solo la topa!” E quello riparte, ridendo fragorosamente. Ritorniamo sull’Aurelia, rovente; ci avviciniamo sempre più a casa e quando siamo a Civitavecchia avverto fisicamente la fine del viaggio. L’ultima area di sosta per i saluti prima della divisione: io, Sam e Marmar usciremo a Cerveteri, Marmar lascerà la moto da me e farà ritorno in Sicilia in aereo. Freeblue e Murdok proseguiranno per Roma. Ripartiamo; la conclusione di un viaggio mi lascia sempre sensazioni discordanti: la felicità per aver archiviato l’ennesima avventura, in compagnia degli amici poi, ed il rammarico per la fine del viaggio e per il commiato dal gruppo. Ma dura poco, guidando negli ultimi chilometri sto già pensando al prossimo capitolo che scriveremo insieme. Quando prendiamo la rampa di uscita mi sfogo attaccandomi al clacson per salutare i due che invece stanno tirando dritto.

Bei posti ne abbiamo visti in questo viaggio, tutti incantevoli seppur diversi fra loro. Strade avvincenti, disegnate espressamente per le moto anche; abbiamo fatto indigestione di curve e tornanti, di vette, di ruscelli e cascate di tutte le dimensioni. Ma credo che le emozioni più intense, i ricordi più belli siano legati a ciò che abbiamo vissuto insieme e sò che è così anche per gli altri, per chi ha avuto la fortuna di esserci.
Ogni viaggio è una storia a sè in cui gli unici elementi che si ripetono costantemente sono la nostra unione e la nostra intesa, che più dei luoghi, delle cose da vedere, delle strade da percorrere ci spingono a programmare già da ora il prossimo viaggio.
Grazie, Amici!

28 aprile 2012 – Maratona

Aprile, il primo quadrimestre dell’anno si concude con una uscita strepitosa per paesaggi e percorso.
Si conclude facendo anche registrare un punteggio chilometrico di tutto rispetto sia per la gita in questione che per l’intero periodo; questo oltre a testimonianza di una passione mai sopita è anche un presagio di cosa sarà il resto del 2012 motociclisticamente parlando. Ovviamente da un punto di vista pratico è stato anche un buon allenamento.
Purtoppo ci sono state delle defezioni sullo già sparuto gruppo che doveva partecipare: Freeblue impegnato e MrSergio alle prese con una influenza.
Ci siamo così ritrovati ad incontrarci la mattina alle settemenodieci io, Ulysse, e Murdok il quale però aveva ricevuto notizia da Dennykey che sarebbe stato alle 7:30 all’area di servizio sulla A24 mentre io non avevo ancora conferma della partecipazione di Dragokappa.
Alle 7:10, in ovvio anticipo in quanto sapevamo essere soli e dunque non vincolati da appuntamenti, io e Murdok siamo all’area di servizio concordata.
Mentre aspettiamo Denny invio sms a Drago, nessuna risposta in quei minuti di attesa; si fanno le 7:35, Denny non si vede, ci infiliamo i caschi, saliamo in sella e proprio mentre stiamo partendo vedo nel retrovisore una moto entrare nel piazzale una moto: è Denny. Senza perder tempo partiamo, che la strada da percorrere è tanta.
Si fa dunque un pò di autostrada, solo una ventina di chilometri per arrivare a Mandela; da qui a Magliano de Marsi percorriamo la Tiburtina Valeria, pressochè deserta.
Strada asciutta, buon fondo stradale, voglia di andare ed in breve siamo a Magliano; colazione al nostro solito bar e nel mentre arriva la telefonata di Drago il quale ci informa che è in viaggio. Ci diamo appuntamento sotto Opi, sulla Marsicana; noi ci arriviamo facendo altri 17 km di autostrada, per evitare soprattutto Avezzano. A Pescina invece di percorrere la solita strada per il Passo del Diavolo prndiamo una strada alternativa; insieme non l’abbiamo mai fatta e via etere ho modo di constatare tutto l’apprezzamento di Murdok. Opi, siamo 10 minuti in anticipo sull’appuntamento telefonico con Drago; ci fermiamo e mentre Murdok si denuda, eliminando strati alla sua tenuta in quanto fa già molto caldo, ecco la telefonata del Dragone che ci informa essere dalle parti di Pescina. Bene, alora ci vediamo ad Alfedena, e ci rimettiamo in marcia.
Inutile aspettare li fermi; facciamo strada noi e lui, andando un pò meno allegri noi ed un pò più lui e così non si perde tempo infatti ad Alfedena non appena finito di effettuare il rifornimento eccotelo che sbuca dalla curva. Saluti e si riparte.
Quattro chilometri di strada dissestata ci portano ad imboccare un percorso invece pulito e scorrevole; un paio di cavalli dietro una curva, in mezzo alla strada, uno dei quali molla un calcione in faccia all’altro sono l’imprevisto quotidiano…
Senza sosta maciniamo i chilometri, su un tracciato divertente, semi deserto ed immersi in una natura rigogliosa e non per niente degradata. Ben presto ci troviamo però ad affrontare un’altra realtà: l’attraversamento di Isernia è snervante, fra auto, caos e caldo ma ben presto ne siamo fuori, ancora una volta fra il verde delle colline e l’azzurro intenso e luminoso del cielo, colori che contrastano e mettono in risalto il nastro di asfalto scurissimo che sale in un susseguirsi di curve da pelle d’oca.
Ancora nessuna sosta, si prosegue fino ad arrivare al bivio impostato come destinazione; qui prenderemo la decisione su quale dei due percorsi centrali preventivati sarà quello che ci porterà ad agganciare il percorso di ritorno.
Sono le 13:30, siamo fermi davanti ad una specie di osteria/bar e, nonostante Denny dia inizio alla sua opera di convincimento indicandoci cartelli di agriturismo e trattorie non ci facciamo convincere: parcheggio definitivo e poco dopo ordiniamo affettati, porchetta, formaggio e pane e via così. Mentre consumiamo il pasto, saporito e genuino, decidiamo di prendere il percorso alternativo che consiste in un taglio di 90 km all’altro, necessità dettata da due fattori: la moto di Denny non va benissimo, la lunga inattività ha fatto si che si imbrattasse, che si formasse acqua nel serbatoio e la stessa inattività determina anche il secondo fattore, ovvero la non perfetta forma del pilota.
In verità questo percorso non è che sia più rilassante dell’altro e presenta un tratto di strada pieno di buche e crepe però essendo più corto abbrevierà le sofferenze 🙂
Ci rimettiamo in marcia e non ci fermiano se non una volta che abbiamo raggiunto la Frentana attraverso un paesaggio antico fatto di strade lungo le quali incontrare una casa è un evento raro; colline, le creste dei monti Frentani, boschi… un incanto.
Al bivio sulla Frentana prendiamo il senso opposto al nostro itinerario di rientro, a poco più di un chilometro c’è la fonte *Murdok* e non possiamo perdere l’occasione di abbeverarci e rilassarci qualche minuto.
Si riparte, scendiamo dal vcalico della Forchetta e saliamo poi su strada conosciuta, per andare a vedere il posto che con tutta probabilità ospiterà il nostro campo ad Agosto. Questa volta effettuo una ricognizione approfondita, trovando e verificando il passaggio per le moto fra la vegetazione; posto ottimo!
Ci rimetiamo in marcia, pochi km per arrivare in paese e fare una sosta caffè proposta ed offerta da Drago; ne approfittiamo per fare rifornimento e dopo qualche minuto di relax ripartiamo; in breve raggiungiamo le porte di Sulmona e Danilo ci lascia, aveva già deciso di rientrare via autostrada. Noi, non ancora sazi, saliamo per la Gola di San Venanzio, Castelvecchio e poi verso Ovindoli per poi ridiscendere fino a Celano; lungo tratto di strada che pur attraversando provincie ed aree geografiche diverse mantiene però le stesse caratteristiche: asfalto ottimo, curve a non finire, paesaggi incantevoli e natura incontaminata.
A Celano riprendiamo contatto con la realtà, ci infiliamo in autostrada e percorriamo in tutta tranquillità l’ultimo tratto di strada che ci porterà a casa.

Giornata da incorniciare ed un nuovo, entusiasmante capitolo del libro dei Babbaluci.
Alla prossima, Babbaluci!

31 marzo 2012 – Maiella

Ci eravamo visti la sera prima di questa uscita, il venerdì, per una cenetta alla taverna.
Mancava Freeblue, rimasto intrappolato all’ultimo momento, mentre erano presenti Dennykey, che però non avrebbe partecipato all’uscita, Murdok, MrSergio ed io, Ulysse. Ceniamo leggeri, solo bruschetta, Amatriciana, verdure, acqua e qualche birra e poi andiamo a far visita a Freeblue, ancora al lavoro; fra l’altro mi doveva dare le pastiglie dei freni, che aveva acquistato nel pomeriggio… Purtroppo quando ci vediamo si palesa anche la possibilità che per lui salti l’uscita, mentre al contrario e per nostro gaudio si era aggiunto Dragokappa.
Ci lasciamo con questa incognita, ognuno torna alla propria casetta ed io, prima di andare a nanna, effettuo la sostituzione delle pastiglie.
Poche ore di sonno, l’appuntamento è per le 7:30 al Colle Tasso Sud, sulla A24 e dunque alle 6 sono già vestito e pronto ad uscire dal garage.
Arriviamo tutti puntuali, Freeblue non c’è; sms, chiedo se lo hanno liberato e lui risponde che si fa un altro pò di sonno e poi ci raggiunge *al punto 16*, che sarebbe il way point di Pratola Peligna sul nosto percorso. Partiamo, facciamo la A24 fino a Magliano de Marsi a velocità da codice, anzi anche una decina di km orari in meno ma Drago ad un certo punto spara una manata di gas e sparisce all’orizzonte!!!
Ci fermiamo al solito bar, Drago offre il caffè, Murdok monta la sua Go Pro sul casco, rabbocco di carburante ma non per tutti e si riparte. Attraversiamo Avezzano, diretti verso Pescina e poi saliamo decisi a Collarmele per farci una tirata fino a Castelvecchio… Che strada! Facciamo un paio di foto e ripartiamo, scendendo per la Gola di San Venanzio; altra goduria, la bellezza del posto si unisce alla bellezza del percorso, che si snoda nella gola su un asfalto perfetto.
Arriviamo al fatidico *punto 16*, l’incrocio per Pratola Peligna; appena fermi telefono a Freeblue che risponde dal suo interfono: “sono a 10 minuti dal punto…” Ottimo! Noi siamo arrivati con una decina di minuti di anticipo sulla nostra tabella di marcia e dunque lui è in perfetto orario; si è fatto tutta autostrada fino, appunto, all’uscita di Pratola Pelinga-Sulmona… eccolo! Saluti, gli diamo dieci minuti di respiro e poi partiamo.
Ci aspetta un tratto di strada tranquillo, una decina di km per passare Sulmona, senza entrare in centro, ed iniziare a salire verso Pacentro.
Ora si ricomincia a godere; la salita verso Pacentro è uno spettacolo, un percorso appagante fatto di curve e tornanti in un panorama veramente suggestivo; trotterelliamo, per godere anche dell’ambiente. Siamo nel Parco della Maiella, spettacolare; le strade sono pulite ma c’è ancora molta neve nei campi e sulle montagne. Drago e Murdok, che sono andati avanti, non si vedono; noi ci fermiamo a fare rifornimento presso un distributore, il primo che vediamo da quando abbiamo iniziato a salire verso Pacentro e l’unico che vedremo fino al completamento del giro del Parco.
I due non arrivano, dopo un paio di tentativi al telefono ci chiamano loro… Monelli! Avevano imboccato a destra ad un bivio dove bisognava invece andare a sinistra. Poco male, hanno tirato dritto per le gallerie ed hanno recuperato, arrivando al distributore dopo una 15ina di minuti.
Rabbocco anche per loro e si parte, nuovamente. Drago dovrebbe essere a casa alle 14, potrebbe dunque prendere l’A24 a Scafa ma non ci pensa per niente! “Mi faccio un altro pò di km con voi” aveva detto e quel pò di km diventano l’intero tragitto fino a Passo Lanciano, dove arriviamo con una mezz’ora di anticipo sul previsto; Drago non si ferma a mangiare un panino con noi, è già in ritardo e dopo i saluti di commiato scappa verso casa.
Noi parcheggiamo le moto davanti ad un bar-tavola calda, una baita in legno; c’è molta neve, gli impianti di risalita girano senza sosta e vediamo sciatori andare su e giù per le piste, con sci e snow board. C’è anche un sole caldissimo, la giornata è veramente bella e noi ci sediamo ad un tavolo all’aperto, in pieno sole. Consumiamo patatine, pizza con salsicce e formaggio, qualche coca cola, acqua, quattro caffè e dopo aver saldato il salatissimo conto di ben 7 euri e mezzo a testa, con molta calma, risaliamo in moto per iniziare il tragitto di ritorno.
Freeblue alla guida del drappello; scendiamo decisi dal passo e ci dirigiamo verso Fara San Martino costeggiando tutto il Parco. I  panorami sono di rara bellezza, l’aria è pulita e fa caldo anche in moto! L’asfalto è sempre buono ma in alcuni tratti un pò scivoloso, il che rende anche divertente la guida, che comunque è attenta e nei limiti della prudenza. Le curve non finiscono mai, alternandosi ai tornanti e così ne maciniamo a ripetizione; senza sosta attraversiamo tutti i paesini che incontriamo, inclusa la bella Fara San Martino, con lo stabilimento De Cecco in invidiabile posizione ai piedi della Maiella.
Si prosegue, ancora curve su curve e finalmente ci immettiamo sulla Frentana, che seguiamo prendendo la direzione di Roccaraso; non che la Frentana si aprive di curve, tutt’altro! Dopo aver passato Lama dei Peligni, Taranta Peligna e Palena comunico via radio a Freeblue, sempre in testa, di fare attenzione alla fonte vicino alla casa cantoniera che incontreremo prima di Quarto Santa Chiara; ci arriviamo e facciamo sosta, abbeverandoci come cavalli… Murdok si inzuppa ben bene, le cazzate volano a raffica e facciamo gli imbecilli giocando con il potente getto d’acqua gelata. Questa sosta ci voleva, abbiamo oramai tanti km sulle spalle e tanta sella sotto le chiappe; ci ristoriamo, dunque, e belli freschi ripartiamo per affrontare il resto del percorso; la salita a Campo di Giove è divertente ed anche qui siamo immersi nel verde, in un panorama dal sapore antico: le rare case rurali, le cascine, la ferrovia a fondo valle, con i suoi ponti in mattoni… Sempre via radio, che per la loro utilità non finiremo di ringraziare, decidiamo di approfittare dell’occasione per individuare un posto dove piantare le tende ad Agosto, per il consueto GP -non è un gran premio- dei Babbaluci. Lo troviamo: posto da favola, bel prato che sembra anche liscio, alberi e cespugli disposti a raggiera. Fissiamo il punto nei navigatori e ripartiamo.Nessuna ulteriore sosta se non al Passo di Olmo di Bobbio, dopo aver passato Sulmona, Brugnara, Anversa degli Abruzzi, Cocullo; altra bella scorpacciata di curve e tornati, dunque. Due foto in cima al passo e risaliamo in moto; dopo la galleria si scende, sempre su strada priva di rettilinei, a Pescina; ora è MrSergio in testa e non ha nessuna esitazione, nessuna ulteriore sosta prima di imboccare il casello per l’ultimo tratto verso Roma.
La sosta, per berci una bottiglia di acqua e per i saluti, la facciamo all’area di servizio Civita Nord.
Bellissima giornata, gita perfetta sotto tutti i punti di vista. Luoghi incantevoli, percorso faticoso ma altamente appagante, che fra mille curve e tornanti si è snodato in una natura incontaminata e superba, a tratti severa come è caratteristica dell’Abruzzo. Abbiamo anche incontrato un buon numero di valichi: Forca Caruso, Passo San Leonardo, Passo Lanciano, Valico della Forchetta e Passo di Olmo dei Bobbi. Memorabile anche la discesa nella Gola di San Venanzio ma ciò che più ha reso felici è stata la giornata in compagnia ed amicizia, bene sempre più prezioso da conservare con la massima cura.
All’arrivo totalizzo 616 km; tolti quelli necessari per arrivare all’appuntamento del mattino e quelli per il rientro, abbiamo percorso insieme 507 km. Non pochi, visto che siamo ancora a Marzo! Queste gite si possono fare essendo consapevoli che non è necessario andare veloci ma mantenere il passo, un ritmo sicuramente serrato e costante ma senza esagerare in velocità di punta. Le soste le abbiamo fatte eccome ma avendo il riferimento costante della tabella di marcia abbiamo potuto tenere sempre sotto controllo la situazione. Partiti più o meno puntuali siamo sempre arrivati con un pò di anticipo ai vari *controlli orari*, il che ci ha consentito di divertirci senza accusare un esagerato affaticamento, senza dover arrivare tardi a casa.
Ovviamente il merito è tutto degli amici del gruppo, che oramai sono delle istituzioni nel campo del mototurismo veloce; i ragazzi stanno rapidamente accumulando esperienza ed io non riesco più a pensare ad un giro senza di loro. Complimenti!

Grazie a tutti, a chi ha partecipato, a chi si è fatto rimpiangere per non essere stato presente.
Per tutti: alla prossima, Babbaluci!

10 marzo 2012 – Montecchio

Che marzo sia pazzarello si sa da sempre.
Che dopo il freddo e le nevicate di qualche settimana fa uscisse una giornata di sole da tarda primavera era impensabile.
L’uscita di marzo, quella in calendario, è così stata ancora più bella di quello che potevamo sperare; gli ingredienti per una ottima riuscita comunque c’erano tutti: la solita materia prima composta da cinque Babbaluci in gran spolvero; le moto tutte a puntino; cazzate a non finire grazie al mai domo MrSergio -seppur preda di un terribile ed orribile raffreddore- ed infine un percorso divertente, caratterizzato da panorami diversi ed a tratti rilassanti.
Ci incontriamo alle 9 alla solita area di servizio sul Gra: Murdok, Freeblue, Ulysse, MrSergio ed il suo amico Gianni. Dopo la colazione ed il rifornimento per alcuni si parte, la nostra destinazione è Montecchio ma ci arriveremo, come nostro solito, facendo dei giri in giro. Cassia, ma per poco, poi deviamo per Calcata dove sostiamo a fare qualche foto senza però entrare in paese; proseguiamo, altra sosta alla stazione di Pian Paradiso e poi, seguendo un itineario per noi insolito, arriviamo a Soriano nel Ciminino.
Senza por tempo in mezzo puntiamo su Bomarzo e poi tiriamo su, su , su fino al lago di Corbara; in mezzo solo una sosta per un caffè.
La strada è pulita, sale e scende fra dolci colline in un susseguirsi di curve abbastanza serrate; il sole rende calda la giornata e si guidare è un gran divertimento; ogni tanto, via radio, arrivano da parte di MrSergio starnuti e colpi di tosse… Comunque conduce il gruppo senza troppi problemi, a parte qualche deviazione fuori programma che non sappiamo se addebitare al raffreddore, al suo Garmin o alla sua condizione base 🙂
Ancora un pò di curve ed avvistiamo il lago di Corbara; la strada lo costeggia per un pò, ovvero: la strada seguirà le sponde ancora per un lungo tratto prima di arrivare a Todi ma noi deviamo per raggiungere Montecchio; siamo in perfetto orario, arriviamo in paese molto prima delle 13.
Parcheggiamo le moto in uso spiazzo pochissimo più avanti del punto di ristoro previsto da MrSergio ed il parcheggio, in un’ansa dello stretto vicolo, è tutto da inventare.
Due passi a piedi per il borgo, bello, e poi entriamo decisi nella taverna; c’è poca gente, è ancora presto ed il simpatico proprietario ci mette a disposizione una panca per appoggiare caschi, zaini, giacche e tutto quello che ci siamo tolti di dosso. Pranzo squisito, fatto di assaggini di questo e di quello ma molto sostanzioso, pure troppo. Il posto è ottimo ma a dire il vero sto un pò soffrendo pensando al sole che abbiamo lasciato fuori… Non so se lo lascio a vedere ma ad un certo punto Freeblue me lo chiede in modo esplicito: stai a soffrì, eh?! 🙂
Comunque sia si sta bene, il locale è suggestivo, forse una vecchia cantina; il cibo è ottimo e la compagnia pure. Meno male, però, che siamo entrati presto e così, altrettanto presto, possiamo finalmente rimetterci in sella; ci aspetta la Amerina. Fa ancora caldo, sono quasi le 16 quando incrociamo le prime moto della giornata; un paio di gruppetti in senso contrario al nostro, ognuno composto da poche moto; lamps, manina e via così, con Freeblue alla guida del gruppo; facciamo una sosta rifornimento per Jean e ripartiamo subito; arriviamo alle porte di Roma, con la Flaminia, verso le 17 e dopo aver percorso 290 km.
Che dire… lungo il giro, a tratti, ho fiutato l’odore dell’erba; ho sentito il calore del sole quasi per tutto il giorno, sole che ogni tanto faceva scintillare le cromature delle moto dei miei amici. Tutti segnali di una primavera oramai imminente che mi facevano percorrere mentalmente gli itinerari che arriveranno con la bella stagione, sempre più lunghi, sempre più in quota, sempre più divertenti. Ho guidato sempre in coda, tranne in un paio di tratti per disimpegnarci velocemente dai labirinti creati dai capricci del Garmin di MrSergio; mi sono goduto l’andare degli amici, così diversi fra loro nel modo di stare in sella, nel modo di guidare, ma tutti così sciolti e sicuri; uno spettacolo!
Ringrazio loro per avermi regalato l’ennesima bella giornata vissuta fra moto, natura ed amicizia.

Alla prossima, Babbaluci!

18 febbraio 2012 – Giro dei Laghi

Non ci speravamo!
Una settimana dopo le grandi nevicate pensare di uscire in moto era pura fantasia eppure lo abbiamo fatto.
Il giro era in programma nel calendario e così abbiamo tentato; la mattina alle 9 ci siamo incontrati sull’Aurelia io, Ulysse, MrSergio, Freeblue ed in leggero ritardo Dennykey. Ci muoviamo, Freeblue in testa ma in questo periodo nella sua, di testa, deve girare qualcosa che lo distrae… liscia il primo bivio, a soli 6 km dalla partenza e questo non è da lui! Poco male, piccola deviazione ed in meno di 5 minuti ci ritroviamo suilla strada giusta, primo tratto che ci porta definitivamente fuori città; Santa Maria in Galeria è ancora innevata, come le campagne circostanti; Osteria Nuova è nella stesse condizioni, con molta neve a bordo strada e le campagne imbiancate. Scendiamo ad Anguillara, colazione al chiosco e piccolo briefing tecnico per calibrare le radio.
Si riparte, più andiamo avanti e più la neve aumenta; piccola sosta foto a Vicarello dove i più monelli, Free, MrSergio e Denny, si prendono anche a pallate di neve; il posto è davvero bello, con ottima vista sull’intero bacino del lago di Bracciano.
Ci rimettiamo in sella, nonostante la neve la temperatura si è alzata rispetto ai giorni precedenti e nessuno lamenta il freddo. Effettuata la semi circumnavivazione del lago prima di entrare a Trevignano deviamo per le colline, e qui la neve è davvero tanta; ghiaccio anche, quindi la guida deve essere necessariamente accorta. Sbuchiamo sulla Cassia all’altezza di Sutri, la seguiamo per un breve tratto e poi prendiamo per il parco del lago di Vico.
I panorami sono da incanto, la strada è curvosa e piacevole ed il fondo ottimo; mi ero un pò preoccupato perchè l’ultima volta che l’ho percorsa era in pessime condizioni, disseminata di buche e crepacci. Piccola sosta in riva al lago, foto e MrSergio tenta di rianimare Denny in preda ai crampi…
Fino ad ora non abbiamo visto nessuna moto ed anche le auto sono rare, meglio così!
Risaliamo dal bacino del lago, a San Martino, attraversiamo il paese e ci dirigiamo a Viterbo per immetterci subito nella Cassia nord; pochi chilometri e prendiamo la Martana fino all’omonio paese, per andarci poi a fermare a Capodimonte.
Foto, qualche cazzata; dato che si è fatto mezzogiorno e Denny deve riprendere la strada di casa ci sediamo ad uno dei tavoli di un grande chiosco, all’aperto, per salutarci mangiando insieme un panino. Posto piacevole, cameriera anche, fauna di passaggio notevole…
Ripartiamo, soddisfatti; Danilo prende per Roma e noi continuiamo a girare intorno al lago di Bolsena, evitando la strada principale.
Ci troviamo di fronte uno sterrato; rapida consultazione via radio, senza fermarci, e decidiamo di proseguire; qualche chilometro, piacevole fra l’altro, con la strada che costeggia il lago proprio sulla riva e ad un certo punto ECCOLA! Una poiana gigante appollaiata su un ramo; la sorpassiamo, facciamo inversione e piano piano torniamo indietro, giusto in tempo per vederla spiccare il volo… è enorme, maestosa!
Lo sterrato finisce bruscamente, una linea netta demarca l’inizio dell’asfalto; saliamo un poco di quota, riecco la neve e dopo pochi chilometri siamo a Bolsena. Non ci fermiamo, vado avanti e, tagliando per la parte vecchia del paese, salgo per la SP53 e qui veramente si esagera con la neve!
Già lontani da Bolsena ed ancora lontani dalla Cassia ci troviamo a passare dentro una vera e propria trincea: la carreggiada si è ridotta a metà della metà e su entrambi i lati corre un muro di neve. Guidiamo con attenzione e prudenza, andiamo piano anche per gustarci l’insolita ambientazione per un giro in moto.
La Cassia, siamo qualche chilometro prima di Montefiascone: Andrea, di buon passo, dirige alla volta di Viterbo ma a differenza dell’andata giunti in periferia evitiamo di attraversare il centro e prendiamo la superstrada, solo 6 km ed usciamo a Vetralla; piccolo tratto verso Cura e qui prendiamo per l’interno; in rapida successione: Blera, Barbarano, Vejano, Oriolo, Manziana, bosco di Manziana, Sasso e discesa sull’Aureia.
E’ presto, abbiamo percorso comunque 260 km che in queste condizioni non sono pochi. A Ladispoli ci concediamo il lusso di un caffè/cappuccino seduti al calduccio del mio bar preferito. Poi ci trasferiamo al mio garage, ci intratteniamo giocherellando con una seghe ed altri attrezzi ed infine ci salutiamo.
Mentre mi cambio guardo la moto: fa schifo, tutta infangata e sporca ma ha fatto il proprio dovere al meglio, come sempre.
Ringrazio di cuore lei e gli amici che anche questa volta hanno contruibuito in modo significativo alla riuscita di una bellissima giornata di moto ed amicizia.

Alla prossimai!

29 gennaio 2012 – Talamone

Ecco fatto!
Domenica è stata una bella giornata sia di moto che di compagnia.
La mattina faceva freddino ed era anche umido, ma poi addirittura è uscito il sole.
Abbiamo potuto verificare che conviene proprio, di questi tempi e con questo clima, fare le uscite concentrando la guidabilità ed il divertimento in moto nel corso della mattinata e dedicare il pomeriggio ad un rientro veloce sfruttando la luce; in questo modo anche le gentili signore possono godere del giro senza doversi sobbarcare freddo ed umidità supplementari.
Ci vediamo alle nove all’area di servizio Selva Candida Interna, sull’Anulare; MrSergio, contrariamente alle sue abitudini, è l’ultimo ad arrivare e dunque come da regolamento -mai scritto- si presenta spontaneamente alla cassa per pagare la colazione a tutti. I tutti sono: MrSergio, Francesca, Freeblue, Jean, Dragokappa, Ulysse e Lucilla.
Si parte e la mattina, dunque, facciamo un bel giro fra le campagne della Tuscia e della Maremma Laziale, che detto da un Romanista sembrerebbe una imprecazione…
Sosta, l’unica, a Cura di Vetralla per un caffè e soprattutto per salutare Fonzie; gli telefoniamo ma è rintanato in casa per una influenza. Dopo il caffè e dopo aver giocato un pò con le radio, perchè quella di MrSergio non si connetteva, ripartiamo. Belle curve, tante e davvero belle! Il tratto fra Tuscania, Valentano, Manciano e Scansano è la parte più divertente e curvosa. Non forziamo mai l’andatura, ci godiamo la bella passeggiata ed i panorami delle dolci colline.
MrSergio, in testa, liscia una deviazione a sinistra ma fortunatamente le radio ci consentono di rimediare all’istante evitando rincorse e dietrofront di gruppo; dopo un pò è in testa Freeblue e la scena si ripete, con la variante che la curva era a destra… Arriviamo a Talamone con un’ora di anticipo rispetto alle indicazioni di Tom, sia perchè le radio, appunto, consentono di comunicare in marcia e rimediare a questi piccoli inconvenienti senza doversi fermare tutti, sia perchè le strade sono praticamente deserte.
A Talamone, deserta anche lei, parcheggiamo al porto e saliamo in paese alla ricerca di un bar, un ristoro qualunque ma è tutto chiuso. Ci viene in soccorso un signore del posto, informandoci che *la Buca* è l’unico posto aperto.
Entriamo nella trattoria, ci sistemiamo comodamente e data l’abbondanza di spazio possiamo usare un tavolo per appoggiare caschi, guanti, borse e giacche.
Fra un primo di pesce ed un contorno, fra un’acqua minerale -solo acqua minerale il che suscita un leggero disappunto da parte di Drago- ed un caffè io e Freeblue tentiamo di spiegare ancora una volta a MrSergio che descrivere un angolo di 180 gradi significa fare una inversione ad U, e viceversa… Utilizziamo due forchette, disponendole sulla tovaglia come fossero moto o barche, ma alla fine non lo vediamo del tutto convinto! Lo dovremmo iscrivere ad una scuola serale… 🙂
Dopo il pranzo, dilungatosi un pò per via delle piacevoli chiacchiere e del calduccio nel locale, due passi a piedi; saliamo alla Rocca per vedere il Giglio e l’Argentario; peccato ci fosse ancora un pò di foschia nonostante il sole avesse già fatto capolino, ma il panorama è lo stesso molto emozionante… Alla fine della passeggiata ci ritroviamo nuovamente al porto, dove abbiamo modo di constatare l’impegno profuso da Jean per ingrassare la catena della sua SuperDucati: la ruota posteriore sembra una bruschetta! Manca in verità una strofinata di aglio ma a non tutti piace, dunque va bene così!
Il sole sta prepotentemente vincendo sulla foschia, peccato sia ora di andare…
Aurelia, meglio non si può fare di questi tempi. In poco tempo siamo alle porte di Civitavecchia, MrSergio entra in un’area di servizio per i saluti di commiato; il sole ora sta propagando un piacevole tepore oltre che un bonus di luce inaspettato.Ripartiamo per l’ultimo tratto che ci condurrà ognuno a casa propria; io e lucilla arriveremo in poco tempo, totalizzando 330km; per gli altri saranno almenno 360.

Bella giornata, dunque; abbiamo sfidato il freddo ma siamo stati premiati per la nostra tenacia e volontà il che ci consente di archiviare nell’album un’altra uscita sfiziosa, una gita che per le condizioni climatiche, i panorami insoliti per la foschia e l’umidità ha regalato sapori particolari, cementando ancor di più questo gruppetto di motoamici.
Alla prossima, lumaconi!

7 gennaio 2012 – Ninfa & Sperlonga by Poldo

Report di Paolo Poldo

dunque verso le ore 9:30 si sono scaricate le batterie a corredo del regalo che la befana gentilmente mi aveva donato! 🙂 🙂 🙂 quindi in preda al rimorso di aver dato buca ai miei amici lumaconi mi armo di abbigliamento pesante e rivolgo il destriero verso sud! previo appuntamento telefonico col big sergio ,ci incontriamo alle 12 a terracina!
giunto sul posto venivo avvicinato da tre individui: the big sergius ,the small red sergius e un’omone altrettanto gigante con un transatlantico sotto le chiappe ,il big dragon lumaconis;una chimera composta da un collega e un’altrettanto provetto e navigato viaggiatore motociclistico!….scusami per il collega!
velocissimi convenevoli e porgiamo le nostre affaticate membra ancora verso sud ,direzione sperlonga!
personalmente avevo sempre trascurato questo famoso ed estivo luogo ameno ma stavolta ho avuto occasione di spingermi fino nel cuore del suo centro abitato ,rimanendo estasiato!
vicoli stretti e caratteristici che si aprono qua e là su terrazze a picco sul mare, affascinante e nostalgico che solo i mesi estivi può dipingere!
il cielo è terso ,il sole tenta il tutto e per tutto di scaldarci e devo dire con un grandissimo successo! ….grazie frate sole!
dopo un rapido pellegrinare guardando attentamente un posto dove rifocillare le centaure membra attracchiamo con le nostre attrezzature presso un piccolo localino che divora con i suoi tavolini ferrosi lo spazio di una terrazza sul mare veramente incantevole!
mangiamo illuminati dal faro del mondo che si bea sornione e ormai presuntuoso dei nostri apprezzamenti !
veramente piacevole!
a tavolo ho l’occasione di scambiare qualche parola, forse troppe, con dragokappa!
scopro di avere alcune cose in comune oltre la passione per la moto!
il nostro big invece col colorato e quantomeno taciturno little red ci ascoltano quasi inermi ed infastiditi! spesso ho la sensazione di essere fuori dalle grazie del più piccolo ma poi comprendo che desinare con me nn è proprio uno dei migliori spettacoli che la natura possa regalare!
il cibo è buono ,ho gradito molto i gnocchetti con le melanzane e la provola……che essendo tale, mi è malcapitatamente caduta all’interno coscia . provola avariata!
il ritorno verso le rispettive caverne si fà attraverso una carpinetana fredda ed umida,ma sempre emotivamente appagante!
i sergi col dragone allungano strimpellando sulle curve io come al mio nuovo solito faccio la scopa ma molto molto attenta a nn lasciare alcun sassolino o defecazione lungo il manto stradale! praticamente una pippa !
ma che volete ormai gli anno sono quelli che sono l’osteoporosi e le carie nn mancano ed i miei gravi problemi di spread personale nn mi permettono di azzardare oltre !
tento ogni tanto un piccolo strappetto alla coppi ..ma subito il conto delle fiancatine e dei carter mi placano e allora così come un diabetico si accontenta delle tristi bustine di edulcorante mi concedo piccole e profonde accelerate ove il poderoso tre vince a mani basse!
ad un curvone mentre fiero ed imperioso guido il gruppo, fletto tutti verso un misero bar per un caffè e i soliti e graditi saluti di fine giro!
con questo non ho altro da aggiungere nn ho sospetti su alcuno e mi riservo di nominare legale di fiducia!

ciao bestie gusciate!

7 gennaio 2012 – Ninfa & Sperlonga

La giornata odierna prevede una escursione ai Giardini di Ninfa ed annesse rovine.
Le previsioni meteo dicevano, in settimana, che questo sabato avremmo avuto una bella giornata di sole; la mattina presto, intorno alle 7e30, mentre precorrevo l’Aurelia per andare all’appuntamento con MrSergio e Dragokappa il sole sembrava essere solo un lontano ricordo estivo.
Arrivo a Genzano poco prima delle 8e30 ed appena tolto casco e sottocasco le rasoiate del venticello leggero ma gelido si fanno subito sentire; però il preannunciato sole non manca l’appuntamento, ora che sta salendo in cielo nebbie e foschie si diradano lasciando intravedere un bell’azzurro limpido e luminoso.
Poco dopo arriva MrSergio e dato che siamo infreddoliti ci rifugiamo nel bar in attesa dell’arrivo di Dragokappa; in verità dovrebbe arrivare anche Poldo ma avevo provato a chiamarlo poco prima dell’arrivo di MrSergio e non rispondeva.
Drago invece arriva, entra direttamente nel bar, consumiamo la colazione e ci perdiamo in qualche chiacchiera proprio nell’attesa di Poldo. Dovremmo ripartire da Genzano alle 9, provo a chiamare ancora un paio di volte poi, pensandolo sprofondato in un sonno profondo nel profondo del letto, alle 9e30 ce ne andiamo.
La strada scorre tranquilla sotto le ruote, le curve sono piacevoli e dato che stiamo guidando veramente piano possiamo goderci il panorama in tutta tranquillità. Passiamo Velletri e percorrendo l’Appia ci troviamo a lambire la periferia di Cisterna di Latina; ancora Appia, l’inizio del lungo rettilineo che porta a Terracina ma lo percorriamo solo per poco, deviando poi sulla Ninfina.
Strada stretta ma piacevole; il sole ha veramente deciso di mostrare i muscoli ed invade prepotentemente la scena; arriviamo ai giardini ma non possiamo entrare in quanto la stagionalità ne prevede la chiusura.
Mentre decidiamo il da farsi vedo un messaggio di Poldo e lo chiamo: non risponde ma questa volta, poco dopo, richiama lui. E’ in viaggio, si è svegliato tardi ed avendo lisciato l’appuntamento sta andando direttamente a Terracina: ci vediamo li alle 12, dice.
Intanto noi saliamo a Norma, facendo danzare le moto sulla sinuosa pista di asfalto; qualche bel tornante interrompe la serie di cure, di tanto in tanto, facendoci guadagnare rapidamente in altitudine. Arriviamo ad un belvedere, ci fermiamo e fotografiamo la pianura sottostante, il Circeo che si staglia all’orizzonte in una perfetta silouette in controluce; fotografiamo anche i Giardini e la Torre sullo specchio d’acqua, è proprio un bel vedere!
Non ci fermiamo molto, dopo aver scattato qualche foto ed aver scambiato due chiacchiere siamo di nuovo in sella per ridiscendere il tratto di strada appena percorso. Rapidamente siamo di nuovo ai Giardini e questa volta accostiamo le moto nel punto più vicino per prendere qualche altro scatto interessante.
E’ ora, si riparte; la noiosa ed inevitabile fettuccia ci porta a Terracina, femiamo le moto nell’abituale punto di incontro ma Poldo non si vede. Scendiamo, togliamo i caschi ed anceh le giacche perchè ora fa veramente caldo, l’orologio segna le 12e4 minuti.
Chiamiamo Poldo, niente! Chiamiamo ancora Poldo, niente. Chiama Poldo, ci dice che è fermo ad un bar d’angolo, verso il porto… facile, no?! Ci saranno 50 bar d’angolo in 50 strade diverse, ne esploriamo alcune e poi decido che è meglio fermarsi, sarà lui a passare davanti a noi e così è, ma oramai sono passate le 13.
Si fa il punto su dove andare a rifocillarci e Poldo propone un posto in un punto non meglio precisato, che lui dice essre Sperlonga. Bene, da qui sono solo 18 km e ci arriveremo in poco tempo, ma da indagini più approfondite scopro che si tratta di Serapo… e no, sono una quarantina di km, meglio fermarsi a Sperlonga e così facciamo. Saliamo in paese, lo scenario dalle terrazze a picco sul mare è grandioso, si vedono tutte le isole Pontine. Facciamo due passi nelle viuzze del paesino per trovare il posto: una trattoria con menù invitanti e tutto sommato economici; ci apparecchiamo un tavolo fuori, fa molto caldo e si sta bene e siamo pure riparati dal vento.
Mangiamo, con tutta tranquillità, forse anche troppa ma Poldo è un fiume in piena ed arrestare le badilate di parole e discorsi è difficile.
Alla fine si riparte, torniamo verso Terracina, poi il rettilineo che percorriamo però solo per un tratto: ecco la deviazione per Priverno, finalmente. La strada si fa interessante, più passano i km più aumentano le curve, fino ad imboccare in modo definitivo la Carpinetana. Non è presto come avrei voluto, ma c’è ancora luce ed il fondo è buono anche se in certi punti in ombra c’è umido ma non lo avverto particolarmente scivoloso. I motori, fino ad allora impegnati in un sommesso borbottio, alzano la voce e si fanno sentire. la strada è deserta, arriviamo a Carpineto e poi a Colleferro in un baleno…
Facco cenno a Poldo di passare avanti, oramai riconosce la strada di casa come i somarelli quella della stalla e non c’è periocolo di trovarci fuori rotta. Imboccata la via Latina Poldo entra nel piazzale di un bar in modo veramente improvviso, costringendoci ad una manovra non azzardata ma che sarebbe stato meglio evitare. Caffè! Cappuccino per i meno viziati…
Saluti, oramai siamo alle porte di casa -si fa per dire- e dopo non molto mi trovo da solo nel delirio del Grande Raccordo Anulare; ancora una cinquantina di km e sarò a casa anche io.
La giornata è stata stupenda, sia per il meteo più che favolrevole, sia per la gita molto divertente; alla fine, da raccordo al raccordo, ho totalizzato 290 km, che di questa stagione sono di tutto rispetto.

Alla prossima, Babbaluci!