27-28 settembre 2015 – Sarteano

Anche questo mese siamo riusciti a concederci una due giorni in moto…
Mi sarebbe piaciuto, in occasione di due eventi concomitanti, il mio compleanno e la prima uscita con la mia nuova moto, che ci fosse stato qualche personaggio in più e soprattutto MrSergio che a tutti gli effetti è stato colui che ha valutato e contrattato l’acquisto della moto in mia vece, facendosi due viaggi alla Motorrad mentre io ero impegnato al lavoro. Grazie ancora!
Veniamo al dunque… In questa uscita abbiamo avuto il piacere della presenza di Jack che, rientrato da Londra, il venerdi sera si è fatto una trasferta in moto da Fabriano a casa mia e di Rob arrivando alle 22:30. Motociclista d’altri tempi, anche lui come la maggior parte dei Babbaluci.
Sistemata la moto di Jack nel box, che così ha avuto modo di fare amicizia con Karolina Silke la quale non conosceva nessuna delle moto babbaluche, saliamo in casa e ci lasciamo andare a racconti per colmare il lungo periodo di lontananza.
La mattina successiva, sabato, ci svegliamo presto ed in breve siamo pronti per uscire; al box il solito rituale della vestizione; finalmente i motori rombano e via, ci troviamo sull’Aurelia per raggiungere il luogo dell’incontro.
Arriviamo, come consuetudine, perfettamente in orario sulla mezz’oretta di anticipo e poco dopo arrivano anche Freeblue e Annina.
Possiamo fare colazione… Qualche cazzata, le moto sono già rifornite e si parte davvero, la gita è ufficialmente iniziata; il percorso disegnato da Freeblue ci fa uscire subito dal GRA, siamo sulla Trionfale.
La Cassia, in questo tratto SR2, ci conduce sulla Braccianese Claudia: Bracciano, ovviamente, poi il percorso ci porta a lambire le sponde del lago di Vico, passiamo San Martino al Cimino, Viterbo ed infine, con un percorso veramente da goduria in moto, arriviamo a Bolsena.
Magnamosela ‘na cosetta!
Sosta in piazza, la simpatica vigilessa ci consente un parcheggio comodo ma non regolare, anche se le moto non procurano affatto intralci; ci sediamo ai tavoli all’aperto e fra caffè, bibite e qualche trancio di pizza preso direttamente al forno siamo in grado di ripartire con uno stato d’animo e di panza predisposti al meglio.
San Lorenzo Nuovo, Acquapendente, Ponte a Rigo e qui, decisi, lasciamo la Cassia per raggiungere Piancastagnaio.
Bella sia per l’ambiente che per la guida la strada che, salendo, ci porta fino all’Amiata.
Il clima cambia, la temperatura si abbassa decisamente; gli ultimi chilometri sono in mezzo alle nuvole, ci fermiamo sul piazzale della seggiovia, parcheggiamo le moto ed entriamo nell’accogliente baita bar/albergo. L’ora c’è, la fame non manca mai e dunque in breve ci troviamo seduti al tavolo, le femminucce accanto alla stufa accesa…
Panini rustici, con pancetta et similia, biscotti offerti dal gestore; due chiacchiere in tutta rilassatezza ed arriva il momento di ripartire, sono da poco passate le due di dopopranzo…
Lasciamo l’Amiata e nel primo tratto, ancora nella fitta faggeta, abbiamo modo di vedere due leprotti belli in carne infrascarsi precipitosamente… epperò erano ancora crudi! Scendiamo, dunque, ma non verso la Cassia, bensì verso Montalcino, poi San Quirico d’Orcia e adesso sì, ci troviamo a percorrere un breve tratto della Cassia direzione Roma. Prima di arrivare a Bagno Vignoni, però, imbocchiamo la strada che sale per Radicofani, che lasciamo scorrere alla nostra destra proseguendo per Sarteano, meta della nostra gita.
Prima di arrivare in albergo riforniamo le moto e con grande piacere posso constatare i parchi consumi della mia moto.
Entriamo nel piazzale dell’albergo, pochi minuti per prendere possesso delle camere; dopo la sacrosanta doccia e indossati abiti civili, ci ritroviamo nel giardino dell’albergo. Portiamo le moto nel garage e poco dopo siamo intorno ad un tavolo, su comodi divani e poltrone sotto gli alberi, a gustarci prosecco -Jack no che essendo analcolico preferisce altro- parmigiano, noccioline e salatini.
Beh, questo l’ho interpretato come bagno alla mia nuova moto.
Mentre siamo in siffatte pratiche indaffarati non possiamo non notare i preparativi per il ricevimento di un matrimonio; qualcosa non ci quadra negli allestimenti e nelle mise dei primi arrivati… ci spiegano che è un matrimonio rumeno.
Molti accessori rossi sia per gli uomini che per le donne, sarà una loro usanza… parecchie donne sono vestite con abiti di un verde acceso, varie fogge ma stessa tonalità per tutte.
Auto anche nuove, in prevalenza Audi e BMW, ma “acchittate” in modo pacchiano, che forse forse riportano ai nostri anni settanta.
Sapremo poi dal personale dell’albergo che non c’è stata cena ma un ballo continuo fino alle tre e mezza di notte, ovviamente ed abbondantemente inframmezzato da pause sigarette e poppate ai biberon di whisky, vodka ed altro. La musica, di chiara derivazione arabo-turca, è stata una vera tortura! Performance live, tutti i pezzi erano caratterizzati dallo stesso ritmo binario, dalla stessa velocità e, se non bastasse, dalla stessa tonalità! Non esisteva melodia, al ritmo base si sovrapponevano assoli di tastiera, con un timbro che ricordava le vecchie pianole Bontempi, e sassofono; ma le scale -modo misolidio- erano sempre le stesse e con abbondanza di cromatismi, con il risultato di un continuo ronzio, una specie di moscone impazzito. Scale molto veloci, per carità, ed anche ben eseguite ma una bella pippa resta pur sempre una pippa…
Ci hanno deliziato con qualche brano cantato, scopiazzature di Cutugno e pezzi della vena neo-melodica partenopea. Un pianto, insomma.
Finalmente la cena, argomento che per fortuna ha avuto un degno sviluppo.
L’antipasto di crostini, sinceramente, mi aveva un pò preoccupato ed invece il menu riservava gradevolissime sorprese: pici, che personalmente mi sono fatto condire con il sugo dell’arrabbiata; gnocchi, ribollita; coscio di maiale -non quelle che ballavano- con funghi porcini, abbacchio e via dicendo. Il vino non ci ha esaltato ma non ci ha neanche deluso. Alla fine, con mia sorpresa, è magicamente apparso un Berlucchi con tanto di Profitterol al seguito. Una sola candelina, altrimenti le sessanta e dico SE SSA NTA candeline avrebbero appiccato il fuoco alle tende!
Molto carini i tovaglioli con una specie di limite di velocità a 60 all’ora.
Grazie, amici… mi sono commosso!
Arriviamo così al momento di andare a nanna; meno male che eravamo al terzo piano e fortunatamente c’era una bella e pesante porta taglia fuoco che una volta chiusa ha di molto attutito il maiala dance! Svegliatomi alle tre di notte sentivo ancora pompare il pippero!

La mattina seguente, domenica, ci vediamo alle otto e mezza per la colazione. In attesa delle signore provvediamo intanto a tirare fuori le moto da garage, caricare i bagagli e settare i navigatori sul percorso concordato: R2!
Durante la colazione ci raggiunge Walter, amico di Freeblue, partito la mattina presto da Ladispoli.
Si scalda con un cappuccino insieme a noi e poco dopo siamo in strada.
L’itinerario si snoda fra dolci colline, sinuosi saliscendi di puro divertimento. Chiusi, Città della Pieve che attraversiamo con me in coda al gruppetto, memore di tristi accadimenti 🙂 e poi per vie alternative arriviamo sotto Todi; naturalmente imbocchiamo decisi ed allegri la Millecurve verso Orvieto. Jack sfoga la sua crisi di astinenza aggredendo le curve da vero Teddy Boy, ma sempre in piena sicurezza. Baschi; qui ci fermiamo per un panino ma al bar hanno solo panini confezionati. Io, Freeblue e Jack ne avevamo già fatti mettere a scaldare uno ciascuno, pazienza! Paghiamo, usciamo e riprendiamo le moto; nel frattempo una processione fa il suo giro di boa proprio al bar e se ne ritorna da dove era venuta… che tristezza, già le processioni mi deprimono, vederne con così scarsa partecipazione, la banda asincrona ed i pochi vessilli alzati ne fanno una scena da film di Pasolini. Brrr…
Riprendiamo le moto, torniamo un pò indietro per salire ad Orvieto. Parcheggiamo nella piazza del Duomo, dopo un primo tentativo andato a vuoto troviamo al corso un posticino con tavoli all’aperto. Panini con salumi, porchetta e via dicendo. Ottimi, siamo stati fortunati, ma d’altronde chi gira lecca e chi sta fermo se secca!
Un buon caffè al bar e andiamo a riprendere le moto; tornando indietro incontro anche una persona alla quale avevo sistemato e modificato un paio di bassi elettrici… come è piccolo il mondo!
Saliti in sella ritorniamo anche noi da dove eravamo venuti, come la processione. Riprendiamo il percorso ed in breve, sempre seguendo strade molto guidate e belle, arriviamo a Orte paese. Qui ci salutiamo: Jack verso Fabriano, Freeblue e Annina vanno a prendere l’autostrada per Roma, io, Lucilla e Walter proseguiamo sulla Ortana verso Viterbo ma a metà strada deviamo per Soriano nel Cimino. Scendiamo al lago di Vico e ripercorriamo al contrario il tratto fatto all’andata, con la variante che arrivati a Manziana lasciamo la Braccianese Claudia e, passato Sasso, scendiamo sull’Aurelia.
Siamo arrivati! a casa ci scambiamo messaggi con gli altri, ognuno per confermare il proprio arrivo a casa.
Anche questa è andata; la moto ha avuto una degna inaugurazione ed io un festeggiamento del compleanno veramente commovente.
Durante il tragitto del ritorno, in tratti dove si guidava rilassati ed a velocità da passeggio, pensavo al nostro gruppo, a come si è modificato negli anni sia nelle modalità che negli stessi membri. Qualcuno se ne è andato strada facendo, molto pochi i rimpiazzi ma di qualità.
Forse abbiamo perso un pò il carattere Garibaldino di certe zingarate, la guida è sicuramente più tranquilla anche se non mancano momenti di in cui gli occhi diventano a fessura e le narici fumano… Ma ciò che è più evidente è la configurazione del gruppo. Oramai se arriviamo a 5 moto in una uscita è record; non che mi dispiaccia, registro solo il dato di fatto.
Coloro che sono rimasti hanno mantenuto integro lo spirito di gruppo, la filosofia motociclistica e di vita dei Babbaluci.
Gli altri, evidentemente, Babbaluci veri non lo sono mai stati e forse non è un caso che, in un modo o nell’altro abbiano abbandonato il gruppo. Una sorta di selezione se non naturale sicuramente inevitabile.
Riflessioni di un sessantenne nell’intimità del casco in una calda giornata autunnale… Wertmuller la intitolerebbe così.

Ah, nel corso del ristoro a Monte Amiata le menti bacate di Annina e Ulysse hanno partorito il “magnamosela ‘na cosetta tour”.
Siete avvisati!!!

Alla prossima, amici!</span></p>