26 – 27 luglio – Castelluccio

Proposta, accettazione, programmazione, prenotazione, realizzazione.
Le fasi per concretizzare una idea di viaggio sono state, come al solito, rispettate e finalizzate.
Si parte, dunque.
Questa volta l’appuntamento è articolato su più punti: il grosso del gruppo – Massimo, Claudio, Sergetto – si incontra alla solita area di servizio sul GRA.
Io li aspetto presso un’altra area di servizio sulla A1 DIR per Salaria.
Er Cicala, Marsilio, ci aspetta allo svincolo della Salaria per Passo Corese.
Neanche dovrei dirlo, ma siamo tutti puntuali il che, per noi, significa tutti in anticipo sull’orario concordato.
Bene, riunito il gruppo facciamo un pò di strada fino a Poggio Mirteto e qui ci fermiamo per un caffè in un bar che era il nostro usuale nelle uscite fuoristrada.
Ripartiamo, Poggio Catino, Monte Tancia e giù, fino ad intercettare la Salaria.
Qualche chilometro e deviamo per salire al Terminillo.
E’ sabato, ma incontriamo poco traffico in quanto, comunque, siamo sempre i primi a partire.
Qualche foto sulla spettacolare SP10 che ci porta fin sotto Leonessa, poi puntiamo decisi su Posta, dove incrociamo di nuovo la Salaria.
L’ora c’è, la fame pure e dunque facciamo sosta in un bar/ristorante molto alla buona.
C’è un fraintendimento ed invece di puntare al bancone dei panini accediamo alla sala ristorante.
Vabbè, poco male, ma chi avrebbe voluto solo un panino si strafoga con:
affettati vari, formaggio, mozzarelline, trippa, melanzane, bocconcini di pecora, brasato, patate, vino rosso, ciambelline, genziana.
LIMORTACCIVOSTRA! 😀
Io mi esulo da tutto questo, ma faccio la mia parte con una amatriciana king size!
LIMORTACCIMIA! 😀
Si riparte, breve tratto di Salaria poi deviamo nuovamente: Città Reale e la bella strada, solitaria fra boschi e colline, che ci conduce alle porte di Norcia.
Saliamo, prima di Forca Canepine un tornante ci immette sulla strada che porta a Castelluccio.
Siamo al valico, chiamato proprio Valico di Castelluccio.
Il panorama si apre sulla piana e… Lascio la parola a Sergetto per una descrizione emozionale:
La sola vista è un’esperienza mistica, quasi impossibile da descrivere.
Un altopiano di circa 15km2 che, tra giugno e luglio, si colora di giallo, rosso e blu, grazie alla presenza di fiordalisi, margherite, papaveri e lenticchie, a circa 1300mt di altitudine.
Sul versante di Poggio di Croce si ammira un piccolo boschetto di conifere che riproduce l’Italia, con le sue isole maggiori, creato nel 1961 per celebrare i cento anni dell’unità d’Italia.

Lo scorrere delle nuvole sopra i monti circostanti scandisce il tempo, che in questo posto magico sembra quasi fermarsi.
Il paese sorge su un colle che domina la piana, ovvero il Pian Grande, il Piccolo e il Pian Perduto; oggi è un cantiere a cielo aperto; macerie, gru e scavatrici sono diventati l’emblema di Castelluccio che, a distanza di quasi 10 anni dal terremoto che lo ha messo in ginocchio, deve ancora ritrovare la sua identità.
Resta comunque affascinante il fatto che, ovunque tu sia, all’interno del paese, hai sempre la vista sulla piana e si sente forte il senso della sua vastità.

Foto, due chiacchiere e ripartiamo per l’ultimo tratto che ci porta a destinazione.
Parcheggiamo le moto sul piccolo, sconnesso e scosceso piazzale antistante la struttura.
Ci gustiamo anche il minuetto di un tizio con una fiammante GS 1250, poi le indicazioni giuste di Marsilio e Sergetto gli consentono di parcheggiare in modo corretto e sicuro.
Camera, doccia e siamo di nuovo fuori.
Claudio e Massimo vanno a fare visita ad un amico di Claudio; io, er Cicala e Sergetto ci areniamo in un bar in piazza, Sergetto attirato da un cartello che propone birra di lenticchie. Accomodati ad un tavolo al sole ci viene servita la birra, con un mini tagliere in dotazione.
Aspettiamo gli altri due, poi ci dirigiamo alla sala ristorante, è ora di cena.
Ci accontentiamo di una zuppa di lenticchie, un contorno e un dolcetto.
La serata si conclude chiacchierando o, meglio, ascoltando il nostro vicino di tavolo che è una enciclopedia vivente in fatto di motori.
In branda!
La notte fa registrare quattro gradi de freddo, ma sotto le coperte si sta benissimo.

Mattino, colazione, check out con tanto di sacchetto di lenticchie omaggio.
Si parte, svalichiamo di nuovo fra nuvole e nebbia ma siamo abbigliati a dovere e non soffriamo il freddo.
Alle porte di Norcia facciamo sosta rifornimento, per poi riprendere il cammino.
Cascia, Leonessa, un susseguirsi di curve su un bel tracciato dal fondo buono, bel panorama. A Leonessa non saliamo di nuovo verso il Terminillo ma ci inerpichiamo sulla SS 521, che ci porta di nuovo su un tracciato sinuoso, dopo aver percorso l’impressionante viadotto.
Planiamo su Piediluco, breve sosta per dissetarci.
Di nuovo in sella, dovremmo passare alle Marmore ma la strada è chiusa, proseguiamo per Norcia.
Qui, data l’ora, facciamo uno spuntino, stavolta veramente frugale; indugiamo un pò sulla bella piazza restaurata e poi di nuovo in sella.
La Flaminia ci conduce al bivio per Faleria e poi Calcata, dove ci fermiamo a far visita a Claudio er Canarino.
Si riparte, l’ultimo tratto ci porta ad incrociare la Cassia, dove ci separiamo.
Finisce l’avventura, già si pensa alla prossima e una paio di idee le abbiamo.

Come al solito una uscita superlativa.
Oltre al piacere di guidare le nostre moto su belle strade, ne abbiamo uno più grande derivato dallo stare insieme.
Amicizie antiche, salde, consolidate nel tempo; ognuno con le proprie caratteristiche irripetibili, inimitabili ma che, unite, danno un carattere unico ed una precisa identità al gruppo.

Grazie a tutti, alla prossima!