12 settembre 2009 – Notturna al Terminillo

Incontro, come previsto, a mezzanotte dar maritozzaro, a Porta Portese.
Poldo, Spirit, Dennykey, Lanti, Ulysse.
Rituale caffè, qualche cornetto/maritozzo con panna e si parte; attraversare Roma a mezzanotte significa traffico, code, zig zag in mezzo alle auto: è così per Testaccio, Lungotevere, Corso Francia… oltrepassato il raccordo la situazione cambia radicalmente, non c’è più nessuno; Flaminia e a Prima Porta è un vero mortorio :S
Ci lasciamo la città alle spalle, la Flaminia scorre piacevolmente sotto le nostre ruote, il tempo è sereno con una bella mezza luna a farci compagnia.
Poco dopo Rignano lasciamo la Flaminia e prendiamo una amena strada campestre che, attraversando dolci colline, ci porta a passare il Tevere nella sua bella ansa; Nazzano, Torrita Tiberina, Mirteto Scalo e Poggio Mirteto. Prima sosta in piazza, parata a festa! Lanti, il solito Lanti, dichiara di aver necessità di rifornire la moto… prima di entrare in paese abbiamo passato due distributori enormi ed illuminati, li avrebbe visti pure Stevie Wonder! Nel controllare il livello fa per aprire il tappo ma questi si rifiuta… la serratura è manomessa in modo più che evidente e qualche nottolino resta fuori della sede, impedendo lo scatto finale del fermo. Dopo vari tentativi “gentili” si passa ad un trattamento tanto rapido quanto convincente e la serratura cede; ma senza rompere nulla, anzi, liberando il nottolino ora la serratura gira anche con la chiave, ma il tappo sarà da sostituire al più presto.
Lanti va a fare benzina, lo aspettiamo rimettendo a posto l’officina mobile, mai abbastanza laudata… Ripartiamo, salendo per Poggio Catino, attraversato il quale per ripidi tornanti ci immergiamo nella totale oscurità della montagna Sabina. Dopo un decisa curva a destra io e Spirit, i primi ad aprire la pista, ci troviamo davanti quattro bei cinghialetti che grufolano a bordo strada, che è poi il limitare del bosco… UHIIII UHIIII UHIIINNNN e sompaiono nella fitta vegetazione. Continuiamo a salire e ci fermiamo in un belvedere al valico ad ammirare il cielo, il quale oltre alla bella gobba pronunciata della luna ci offre la vista delle costellazioni invernali, Cassiopea ed Orione in primo piano, insieme ad uno splendido, splendente ed isolato Giove. Foto, solite cazzate e si riparte; Spirit si mette alla guida; fa parte della schiera dei veri motociclisti ed oltre a conoscere i percorsi sa quanto è oneroso stare davanti di notte, con la strada mai abbastanza illuminata e la visibilità condizionata dalle ombre fluttuanti prodotte dal faro della moto che segue, faro che spesso viene riflesso nelle pupille dai retrovisori, peggiornado ancor più la situazione. Arriviamo a Rieti, sosta benzina e qui ha luogo lo scisma: Spirit, un infreddolito Poldo e Lanti fanno capolinea e tornano a casa. Io e Danilo proseguiamo, ci aspetta la SR521 (degna di essere inserita nel percorso della nove passi) che ci porterà, con una serie ininterrotta di curve in salita, fino a Leonessa e da qui la SP10 fino al Terminillo.
La SP10 è costellata da una quantità incredibile di cacche di mucca… sono le mucche della Marcuzzi, nutrite con il Bifidus Actiregularis di Activia!
Arriviammo quindi al Terminillo e ci affacciamo su Rieti dall’anello di Campo Forogna: uno spettacolo! Fa freschino, oramai sono quasi le cinque ed in lontananza, oltre a lampi e tuoni, si vede ad oriente un tenue rosa schiarire le nuvole.
Scendiamo a Rieti, Danilo in testa… gli salta la mosca al naso e l’allegro trotterellare si trasforma in una sessione di prove cronometrate; io, mio malgrado e per non restare solo ed indifeso, sono costretto a stargli a ruota!
A Rieti troviamo il primo bar aperto, sono oramai le cinque e trenta, e ci sbafiamo un bel cappiccino con cornetto alla nutella. Il rientro verso Roma non ci lascia una storia eclatante, se non il piacere di aver percorso quel tratto di strada abitualmente trafficato in assoluta solitudine ed in compagnia.

In conclusione ho solo un appunto da fare: non è giusto che i più vecchi del gruppo siano lasciati soli, di notte, a tirare la carretta. A 46 e 45 anni avremmo bisogno di maggior tranquillità e minore impegno, specie in queste ore abitualmente e necessariamente dedicate al sonno…